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Il prof. Gianni Oliva inaugura il Fla di Pescara con una magistrale lezione su D’Annunzio e la malinconia

Nell’ambito della grande manifestazione pescarese del FLA (Festival letterario dell’Adriatico) è stato invitato a tenere una lezione magistrale su d’Annunzio il prof. Gianni Oliva, già docente ordinario alla «D’Annunzio», presso cui ha ricoperto per ben 31 anni la prima cattedra di Letteratura italiana. Autorevole esperto dello scrittore pescarese, di cui ha curato l’Opera Omnia, membro del comitato scientifico dell’Edizione Nazionale, Oliva ha intrattenuto venerdì 8 novembre nell’Auditorium Peruzzi centinaia di studenti e di docenti delle scuole pescaresi.  L’occasione è stata la presentazione del volume D’Annunzio e la malinconia, edito in seconda edizione dalla Carabba di Lanciano. 

 Oliva ha presentato al pubblico un D’Annunzio diverso dai consueti stereotipi puntando sul testo dannunziano e non sulla consueta gestualità appariscente, da lui stesso costruita. Citando documenti poco frequentati, ma anche dando una nuova prospettiva di lettura ai romanzi, è venuto alla luce un ritratto dello scrittore alle prese con il «male oscuro» della malinconia, una sorta di «labirinto della mente», come l’ha definita il professor Oliva. Tessendo un discorso semplice e persuasivo, alla portata dei numerosi alunni presenti, la lezione ha chiarito che cosa si intende per malinconia, che non è quello stato di dolce abbandono, di ricordanza del passato sospesa tra sogno e realtà e neppure riguarda la fantasticheria fine a sé stessa. La malinconia – ha precisato Oliva – è un concetto profondo che connota la struttura mentale dell’essere umano: «La malinconia – trascrivendo le sue parole – è l’insoddisfazione di come va il mondo, la coscienza della sua imperfezione, la reazione amara dinanzi all’impossibilità di realizzare l’umana aspirazione all’eterno». 

In sostanza la malinconia riguarda la consapevolezza della finitezza dell’uomo, il suo cammino verso il nulla.  Secondo Oliva è ora di guardare a D’Annunzio da un’altra prospettiva, non riferendosi solo alla sua gestualità (il Vate, il superuomo, la guerra, Fiume e le imprese belliche, il fascismo, ecc.) ma tornando a leggere lo scrittore, il grande scrittore europeo, il suo sperimentalismo nel campo della poesia, della prosa e del teatro. D’Annunzio è uno scrittore verticale – dice Oliva – cioè come Leopardi e come Baudelaire, scava nel profondo dell’animo umano, riflette l’angoscia dell’uomo moderno. Il libro di sui si parla è stato definito da Giordano Bruno Guerri, Presidente del Vittoriale, che ha sponsorizzato la pubblicazione, un «classico della storiografia dannunziana».

 Molti insegnanti delle scuole sono tornati ad ascoltare il loro professore di un tempo, quando erano studenti all’Università di Chieti. I giovani studenti, attratti dal discorso persuasivo di Oliva, hanno posto numerose domande e chiesto chiarimenti soprattutto sul concetto di superuomo, sui rapporti di D’Annunzio con il fascismo e tante altre curiosità, tutte ampiamente soddisfatte.

Mario Bocola

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