“Per un anno non sono più riuscita neanche a guidare. Poi ho capito che per andare avanti dovevo accogliere il dolore. Così sono riuscita a rimettermi in piedi”. Teresa Manes, autrice del libro “Andrea, oltre il pantalone rosa”, racconta davanti ad una platea di studenti la sofferenza per la morte del figlio Andrea e il percorso che l’ha portata a trasformare il suo dolore in una battaglia contro il bullismo.
Ora va in giro in tutte le scuole d’Italia per lanciare il suo messaggio e far capire che “le parole uccidono”. La scrittrice, ospite dell’Istituto Palizzi di Vasto, non si è limitata a raccontare la sua testimonianza, andando a ritroso nel tempo e ripercorrendo quelle ore drammatiche vissute nel 2012 quando il figlio Andrea si tolse la vita a soli 15 anni, ma ha interagito con i ragazzi, lanciando loro dei messaggi molto importanti.
“Andrea non era omosessuale”, ricorda Manes, “era un ragazzo sensibile, colto, leggeva tantissimo e ha vissuto esperienze bellissime. E’ stato l’elemento della sensibilità a essere visto come anomalia. La sensibilità non appartiene al mondo femminile, ma è una dote che dobbiamo coltivare. Negli ultimi tempi voleva riprendere gli studi di pianoforte e non aveva più le unghie delle dita. Un altro indicatore del suo malessere che io non ho colto, perché comunque si presentava come un ragazzo allegro che quando aveva i suoi momenti si rintanava”.
Gli studenti l’hanno ascoltata in silenzio, riservando le loro domande alla fine dell’intervento. A volere Manes a Vasto è stata Teresa Di Santo, presidente di Emily Abruzzo, nell’ambito di un progetto di sensibilizzazione sul bullismo che vede l’Istituto Palizzi con la dirigente scolastica Nicoletta Del Re e i docenti in prima linea.
In platea l’assessore alla istruzione Paola Cianci e la vice sindaca Licia Fioravante.
“Il modo migliore per coinvolgere i ragazzi è proprio questo, spiegare il fenomeno attraverso l’esperienza diretta di chi ha vissuto il dramma, come nel caso di Teresa Manes”, commenta a margine dell’incontro l’assessore Cianci, “e farlo nell’ambito scolastico è fondamentale perché è qui che si sviluppano i rapporti umani al di fuori dei contesti familiari, ed è qui che si può intervenire ed incidere sullo sviluppo consapevole delle coscienze delle nuove generazioni, sull’importanza delle parole e su quanto possono fare male se usate in modo aggressivo. In questi percorsi educativi portati avanti dalle scuole è importante far conoscere anche l’impegno di realtà come Emily Abruzzo. Grazie alla professoressa Di Santo e alla dirigente Del Re per il coinvolgimento del consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze”, conclude Cianci.
Anna Bontempo (Il Centro)