“Nonostante oltre 25 anni di inutili tentativi in altre zone d’Abruzzo di risolvere il problema dei cinghiali sparando, salvo qualche sporadico e temporaneo riscontro, il primo colpo di fucile nella Riserva di Punta Aderci (pare la prossima settimana) con potenti carabine di evidente pericolosità per tutti segnerà, con il lugubre rumore di armi sopra i suoni naturali, la fine della Riserva stessa; è giusto puntualizzare che il declino naturalistico era già iniziato da tempo, purtroppo, ma ora sarà segnato senza possibilità di ritorno.
In un momento di drammatico declino dei parametri ambientali in tutto il mondo (basti pensare alla drammatica sesta estinzione di massa in corso, la prima per cause umane) sconcerta constatare che, nel nostro “piccolissimo”, a Vasto, una amministrazione comunale di CS neppure riesce a conservare come si deve le proprie aree protette, neppure risparmiare loro l’oltraggio dei fucili, a parte “effetti collaterali” come il pericolo della dispersione dei cinghiali sullle strade ai primi spari.
Per limiti di estensione e per le caratteristiche ambientali NELLA RN PA NON VIVE UNA POPOLAZIONE DI CINGHIALI, ma solo dei gruppi che usano Punta Aderci come rifugio diurno da cui uscire di notte per alimentarsi fuori; quindi, a parte etica e utilità e se proprio si vuole giustificare l’uso dei fucili, occorrerebbe farlo fuori dalla Riserva; eliminarne dentro servirà solo come effetto spugna per attirarne altri all’ interno, in uno sciagurato ciclo senza soluzione di continuità.
Al di là di ogni fallace motivazione per sparare in un’area protetta – come similmente le “zero” (!) catture con le inutili gabbie nella Riserva Marina di Vasto dove solo la non conoscenza di quel territorio poteva far pensare a esiti diversi – le armi nella Riserva Naturale di PA (come pure a Marina di Vasto per la quale vale stesso discorso) segnano di fatto il termine di un percorso che ha portato alla “gloriosa” istituzione della Riserva e alla virtuosa valorizzazione di quel territorio vastese.
Dal primo sparo in poi inizierà una triste storia che nulla ha a che vedere con la precedente che, comunque, nessuno potrà mai cancellare: il che non è poco!
La fine della Riserva di Punta Aderci con il primo sparo – perché di questo si tratta, e nessuno spero osi più parlare di Punta Aderci per quella che è stata veramente – è doppiamente certificata fino a oggi dal silenzio (qui calza bene il classico ossimoro: SILENZIO ASSORDANTE! ) di tutti coloro, escluso WWF Abruzzo – bene! – e spero altri, che avrebbero potuto e dovuto dire almeno qualcosa, mortificando così – con il silenzio – ulteriormente la storia naturale più importante del territorio vastese e una delle più importanti in Abruzzo. A loro silenti, a tutti coloro che sparano e a tutti coloro che hanno deciso in tale senso, a tutti loro offro, per il niente che conta, ovvio, la mia definitiva resa come ecologista che, accompagnata da un sorriso sghembo (di inevitabile scherno?) è, per tanti versi, liberatoria e serena per coerenza. Serenità e coerenza che, per fortuna, condivido con (pochi) altri e altre a cui va il mio affetto: davvero non è poco anche questo! Confido in un ripensamento dell’ultima (saggia) ora”.
Stefano Taglioli, ecologista, coordinatore GFV Gruppo Fratino Vasto, attivista SOA Stazione Ornitologica Abruzzese e uno dei fondatori della (ex? ) Riserva Naturale di Punta Aderci in Vasto.