Le famiglie di Paolo Pepe e Nicola Colameo, due dei tre operai della Sabino Esplodenti di Casalbordino morti nell’esplosione del 21 dicembre 2020, contestano le motivazioni della sentenza di primo grado con cui i vertici dell’azienda sono stati tutti assolti “perchè il fatto non sussiste”, dalle accuse di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
A scriverlo, stamane, è il quotidiano dell’Abruzzo Il Centro, in pagina di Chieti.
Secondo i parenti – si legge sul Centro – la tesi secondo cui le vittime stavano preparando, all’interno della fabbrica, i botti di fine anno “è stata basata su presupposti del tutto infondati e ciò costituisce per noi fonte di sgomento e dolore, oltre a rappresentare un’ulteriore sofferenza in un momento già segnato da una tragedia così grande. Noi familiari, avendo vissuto la quotidianità dei nostri cari, siamo infatti perfettamente consapevoli che loro non avevano alcun genere di per i fuochi di artificio. L’attribuzione di inesistenti colpe è un atto che consideriamo profondamente offensivo”.