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Winston Churchill: un Sessantesimo della morte finora dimenticato

 

Oggi, 24 gennaio, sono trascorsi 60 anni dalla morte di Winston Churchill, il primo ministro britannico che seppe resistere alla terribile macchina da guerra tedesca e rifiutò fino all’ultimo ogni richiesta di pace da parte di Hitler. Una mossa, quella del dittatore tedesco, molto astuta e finalizzata a consolidare le conquiste fatte nell’intera Europa: dalla Francia alla Polonia; dall’Olanda all’Africa. L’ostinazione di Churchill a continuare la guerra salvò l’intera Europa dal dominio nazista. 

Così il suo Regno Unito combatté da solo per un anno: dal 14 giugno 1940, resa della Francia, al 22 giugno 1941 quando, a seguito dell’invasione tedesca dell’URSS, Hitler aprì un nuovo fronte.  

Se le iniziative in Italia, in occasione del 150° della nascita caduto il 30 novembre scorso, si contavano sulle dita di una mano, quelle per commemorare la sua scomparsa sono praticamente assenti. In occasione del 150°, infatti, tra le poche iniziative emergeva la mostra di Mario Vespasiani dal titolo “Mr. Mario Vespasiani – Never surrender – Sir Winston Churchill” allestita presso il Museo Churchill di Montemaggiore al Metauro (PU). Un piccolo borgo che, nel 1944, fu scenario di una dura battaglia tra l’esercito tedesco e le truppe alleate. Il piccolo paese era infatti lungo la Linea Gotica, una barriera difensiva organizzata da Hitler lunga 320 Km. che attraversava l’Italia da Pesaro a La Spezia. Dall’alto del colle che sovrasta Montemaggiore il generale Alexander e Winston Churchill, lì presente, diedero l’ordine di cominciare lo sfondamento della Linea. 

“Il Museo Winston Churchill – si legge sul sito della Pro Loco della provincia di Pesaro Urbino –  è stato inaugurato nel 2004 (in occasione del 60° della Battaglia – ndr) per recuperare la memoria del passaggio del fronte e della visita del primo ministro inglese Churchill. Attualmente, esso raccoglie in un’unica stanza fotografie, testimonianze scritte, diari, documenti, uniformi e armi dell’epoca. Particolarmente significativa la foto in cui Churchill e Alexander, ripresi di spalle e seduti su una rozza panca, osservano la valle del Metauro aperta davanti a loro con l’ordinata tessitura dei filari di viti, che scandiscono i terreni da cui da poco è stato falciato il grano.” 

Così, se a ricordare in Italia il grande statista inglese sono davvero in pochi, dobbiamo dire che Winston subì diversi dispiaceri anche in vita. Tra questi vi è sicuramente la straordinaria sconfitta del suo partito (conservatore) alle elezioni del 1945 che portarono i laburisti alla vittoria e costrinse Churchill a dimettersi dalla carica di primo ministro così da abbandonare il 25 luglio la Conferenza di Potsdam. Quella di Potsdam fu l’ultima conferenza dei tre Grandi (USA, URSS, GB) per definire il nuovo assetto in Europa prima dell’inizio della Guerra Fredda. Ebbene questa conferenza cominciò il 17 luglio 1945 con Churchill che rappresentava il Regno Unito, ma fu poi proseguita, a partire dal 25 luglio e fino al termine, dal laburista Clement Attlee subentrato a Churchill. 

Winston tornò a ricoprire la carica di primo ministro nel 1951 per poi dimettersi quattro anni più tardi a seguito di gravi problemi di salute. Egli, infatti, a cominciare dal 1949 era stato colpito da un ictus e da due infarti. L’eroe britannico della Seconda guerra mondiale, a seguito di un ultimo grave ictus, si spense nella sua casa a Londra il 24 gennaio del 1965, all’età di 90 anni. 

Concludiamo con una testimonianza che ancora una volta fa del grande Winston Churchill un uomo di notevole acume e intelligenza politica. La testimonianza è di Lady Violet Asquith, amica del grande statista: “L’unica volta che vidi Winston depresso fu di ritorno da Teheran (1943), non da Jalta, da Teheran. Lo trovai così depresso, così affaticato… pensavo fosse la conseguenza della polmonite che lo aveva colpito durante il viaggio di ritorno; gli confessai la mia impressione ma egli mi disse: No, non è affatto questo il motivo… è Teheran… Per la prima volta a Teheran ho capito quale piccola nazione siamo: io sedevo là e con le lunghe zampe protese mi sedeva accanto il grande orso russo, fu drammatico; dall’altro lato c’era il grande bisonte americano e in mezzo ai due c’era il povero asinello britannico!”

In altre parole, Churchill già nel 1943 aveva capito che la Gran Bretagna, che aveva dominato i mari e i continenti fino a trent’anni prima, non contava più nulla in uno scacchiere geopolitico dominato da giganti quali gli USA e l’Urss. Con questa riflessione egli avrebbe certamente votato contro la Brexit e avrebbe lavorato al progetto di un’Europa Unita, libera dall’influenza delle grandi potenze e contro ogni rigurgito nazionalista. 

Laura Del Casale

 

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