Alle sette si sono aperti i cancelli delle scuole e le porte delle sezioni elettorali e gli abruzzesi decideranno in questa domenica di marzo il destino della nostra regione.
Alle urne sono chiamati 1.208.276 cittadini, di cui 592.041 uomini e 616.235 donne su una popolazione complessiva di 1.275.950, distribuita in 305 Comuni. Sono sei le liste di centrodestra a sostegno del Presidente uscente Marco Marsilio, mentre a favore di Luciano D’Amico, candidato Presidente del centrosinistra, si presentano altrettante liste collegate.
Si tratta di una sfida che proietta l’Abruzzo sotto i riflettori della politica nazionale forse per la prima volta, trasformando la nostra regione in una sorta di laboratorio politico, dove a confrontarsi sono soltanto due competitor, grazie al “campo largo” del centrosinistra che ha raccolto l’adesione di tutti i partiti e movimenti dell’area alternativa al centrodestra, che a sua volta si presenta ai nastri di partenza compatto e deciso a riconfermarsi alla guida del governo regionale.
Sarà, con ogni probabilità, una sfida all’ultimo voto, che rischia di replicare le elezioni sarde, e a decidere, come troppo spesso succede da anni, saranno quelli che si asterranno dalle urne, come se i problemi del territorio riguardassero “gli altri” e non noi abruzzesi.
Problemi che in realtà si trascinano da anni e che stentano a trovare soluzione: in primis la Sanità, con centinaia di abruzzesi erranti per gli ospedali di altre regioni in cerca di cure a causa di liste di attesa infinite. I trasporti poi, con tutte le problematiche legate alle reti stradali, autostradali e ferroviarie, che rendono davvero complicato muoversi sul territorio in tempi ottimali. E che dire del turismo, da tutti considerato il volano potenziale dell’economia abruzzese ma in fase di ristagno e in attesa della famigerata Bolkestein? In affanno anche le zone industriali e l’agricoltura, il sistema portuale e l’aeroporto, settori da sempre trainanti l’economia abruzzese, e che oggi vengono attraversati da pericolosi segnali di crisi.
Un carnet di sfide ineludibili, un cahiers de doléances, una richiesta d’aiuto che si leva dai territori e che rende quest’appuntamento elettorale decisivo per il futuro della nostra regione.
Tutti alle urne dunque, compresi quelli che si “turano il naso” o si astengono da anni: la posta in gioco è davvero alta e siamo chiamati ad una scelta che si rivelerà certamente epocale.
Fabrizio Scampoli