“Ci sono troppi cinghiali in giro, frutto di uno squilibrio che si è creato negli anni e che i lupi da soli non possono risolvere”. Michele Bosco, agricoltore e rappresentante dell’associazione Terre di Punta Aderci, interviene dopo l’intervista rilasciata al Centro dal professor Andrea Mazzatenta, docente alla Università D’Annunzio, secondo il quale “gli esemplari sono diminuiti per la presenza dei lupi che predano i cuccioli”. Opinioni divergenti su un problema che il Comune vuole tentare di mitigare con la cattura mediante i gabbioni che, a breve, verranno installati nella riserva Marina di Vasto. Se l’esperimento dovesse funzionare, verrebbe replicato a Punta Aderci.
“Non sono un tecnico e non sono bravo in statistica, quindi mi limito a riportare l’esperienza pratica”, attacca Bosco, “siamo favorevoli all’uso dei gabbioni, perché è l’unico metodo meno impattante e, in una situazione come quella di Vasto Marina, non si può fare diversamente. Riguardo a Punta Aderci più che una diminuzione di cinghiali ho riscontrato un loro spostamento dal centro della riserva verso il fiume Sinello. Proprio ieri sera ho fotografato un branco di 10 cinghiali adulti in un campo di coriandolo, coltura che in genere mantiene lontani gli animali. E’ vero che spesso troviamo dei resti che ci indicano che qualche cinghiale piccolino è stato mangiato dai lupi, ma non è ancora sufficiente per ridurre i danni alle colture. E questo lo possiamo dimostrare con i fatti”.
Secondo Bosco, nonostante i recinti elettrificati, si continuano a registrare ancora danni sia alle coltivazioni di cereali, sia ai vigneti. “Ormai è cambiata molto anche l’alimentazione di questi animali che, nei momenti più critici, mangiano l’erba”, riprende l’agricoltore, “i danni ci sono. Io ho fatto installare una recinzione elettrificata ad un vigneto a Punta Aderci. Aiuta, ma non risolve il problema. Nel 50/60% dei casi l’animale si mantiene lontano, ma se arriva un branco non c’è recinto che tenga. Se non controlli costantemente ti ritrovi lo stesso a contare i danni. E con i tempi che corrono non ce lo possiamo permettere. Ci vogliono soluzioni, ma non siamo noi agricoltori a doverle dare. Noi aspettiamo le soluzioni dagli organi competenti, sono loro che devono decidere cosa fare e quando. E poi ci sono gli indennizzi che, però, non arrivano”.
Secondo Bosco la soluzione naturale indicata dal professor Mazzatenta “non è percorribile senza indennizzi. Si andrebbe a creare un danno non solo agli agricoltori, ma allo stesso ecosistema. “Si è creato uno squilibrio che i lupi da soli non possono risolvere”, aggiunge, “trent’anni fa i cinghiali non si riproducevano in questo modo. Erano confinati nei boschi e l’alimentazione era scarsa. Adesso godono di ottima salute, mangiano benissimo e la riproduzione avviene più spesso, due o tre volte l’anno”.
Anna Bontempo (Il Centro)