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Regione, Vincenzo Menna: “Ecco il bluff sui conti della Sanità”

“Con il disegno di legge regionale  finalizzato “alla copertura del disavanzo del Servizio Sanitario Regionale risultante dal conto economico al IV trimestre 2023”, approvato dalla Giunta regionale con D.G.R. 282- C in data 17.05.2024 (e che ora dovrà passare al vaglio definitivo del Consiglio regionale) il governo Marsilio- Verí è costretto ad uscire allo scoperto e mettere giù le carte.
Le 4 Asl abruzzesi hanno prodotto un debito di circa 122 milioni di euro, tanto da meritare la  riconferma degli attuali e rispettivi Direttori Generali.

Entro pochi giorni, la Giunta regionale deve reperire urgentemente circa 68,5 milioni di euro ( per la sola annualità 2024) per tappare il  nuovo debito sanitario generato dalla stessa Giunta ed evitare un nuovo commissariamento della sanità ( come emerso e minacciato nell”ultima e recente riunione del Tavolo di monitoraggio romano).

Ricordiamo che la vigente normativa statale prevede che il disavanzo sanitario venga coperto  dalle Regioni in piano di rientro (come l’Abruzzo) con la massimizzazione dell’aliquota dell’IRAP e dell’addizionale regionale all’IRPEF (cioè esclusivamente con l’aumento delle tasse di competenza regionale).

Il maggior gettito derivante dalla massimizzazione delle predette aliquote fiscali regionali (IRAP e addizionale IRPEF), come si evince dalla relazione di accompagnamento alla predetta proposta di legge, ha garantito alla Regione Abruzzo un notevole ed aggiuntivo importo annuo (di molte decine di milioni all’anno).

Da alcuni anni, però, in vigenza dell’attuale e riconfermato governo regionale di centro destra, sono venuti a conclusione i piani di ammortamento delle cartolarizzazioni emesse a copertura del pregresso e vecchio debito sanitario.

Vogliamo ricordate che quello delle “Cartolarizzazioni” del debito sanitario (attraverso la FIRA) è stato un famoso scandalo che ha coinvolto il governo regionale sempre di centro destra, in carica nel periodo 2000-2005.

A conclusione del predetto e pregresso piano di ammortamento del debito in  sanità, l’attuale governo di centro destra, invece di diminuire le aliquote dell’IRAP e dell’addizionale regionale IRPEF (e riportarle al minore e ordinario livello), come peraltro richiesto da molte Associazioni imprenditoriali di categoria,  le ha lasciate invariate e al massimo consentito.

Il maggior gettito derivante dalla massimizzazione delle predette imposte (IRAP e addizionale IRPEF), non più finalizzato alla spesa sanitaria, è stato invece indirizzato –  in questi anni di governo regionale di centro destra – al bilancio corrente per il finanziamento delle spese ordinarie.

Non vorremmo che le imposte regionali (una volta coperto il precedente debito in sanità), non siano state diminuite, ma lasciate al massimo, per finanziare –  in  questi ultimi anni di governo di centro destra – i fondi a pioggia ed elettorali di fine anno.

In ogni caso, ora 35,6 milioni derivanti  dalle eccedenze di gettito dell’anno 2023, relative alla massimizzazione dell’aliquota IRAP e addizionale IRPEF, andranno a copertura di parte del  nuovo disavanzo sanitario creato dall’attuale governo regionale ( 68,5 milioni per il solo 2024), non coperto da altre fonti di finanziamento.

Gli altri circa  33 milioni mancanti saranno reperiti tramite l’utilizzo di economie vincolate (circa 14 milioni) e riduzione di stanziamenti per il 2024 (altri circa 19 milioni di euro).

L’attuale governo Marsilio- Verí mente, sapendo di mentire.

È vero che non ci saranno aumenti di tasse e imposte regionali per coprire il nuovo debito in sanità da loro generato.

Ma si sono dimenticati appunto di raccontare questo “piccolo particolare”: cioè che già  nei precedenti anni di loro governo si sarebbero dovute diminuire le aliquote delle imposte regionali ( IRAP e addizionale IRPEF), una volta coperto il pregresso  disavanzo in sanità derivante dalle cartolarizzazioni.

Invece la Giunta Marsilio-Verí ha lasciato che gli abruzzesi, in tutti  questi anni di grave crisi economica,  pagassero tasse più  alte ( e non più giustificate dal debito sanitario ) per finanziare spese ordinarie di dubbia utilità pubblica”.

Vincenzo Menna 
Consigliere regionale 
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