Video-ispezioni in corso in piazza del Popolo (vicino Palazzo D’Avalos) per stabilire a che epoca risale il condotto in laterizio rinvenuto durante i lavori per la rete elettrica da parte di Enel. Gli interventi vengono supervisionati da un funzionario della Soprintendenza archeologica di Chieti-Pescara, che è presente sul posto da quando l’importante rinvenimento archeologico è venuto alla luce.
“Trattandosi di un’area sensibile i lavori erano già attenzionati dal personale tecnico della Soprintendenza”, spiega Amalia Faustoferri, funzionario archeologo, “stiamo anche cercando di capire se si tratta di un condotto per le acque bianche o per le acque nere. La datazione non è ancora sicura: sono in corso video-ispezioni per risalire all’epoca”.
Certo è che il rinvenimento ha dato la stura ad una ridda di ipotesi che, al momento, non trovano riscontro da parte degli enti preposti. Si è pensato che si trattasse di un condotto idrico che potrebbe aver alimentato in passato le Terme Romane di via Adriatica, che, dopo un anno di chiusura, torneranno ad essere fruibili il 24 giugno. Ma qualcuno ha anche ipotizzato che potrebbe trattarsi della prosecuzione dell’acquedotto delle Luci, una grande opera di ingegneria idraulica che fino al 1926 ha garantito l’approvvigionamento idrico del centro abitato, ma che con il tempo ha perso la sua funzione originaria. Gli interventi in corso vengono seguiti anche dall’assessore alla cultura, Nicola Della Gatta.
“Si è creata una sinergia istituzionale che ci rafforza nella convinzione che viviamo immersi in un patrimonio di bellezza che affonda le sue radici nel tempo”, dice Della Gatta, “ e che, dalla tutela e dalla valorizzazione di questo nostro patrimonio, passa la qualità del nostro sistema di accoglienza e, quindi, la nostra capacità turistica. Dobbiamo sentirci tutti impegnati in prima persona in questa cura del bene comune”, conclude l’assessore.
Una volta stabiliti con precisione la datazione e se si tratta di un condotto idrico o fognario, lo scavo verrà ricoperto. L’importante rinvenimento è la conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, del grande patrimonio storico ed archeologico della città. A due passi dagli scavi si trova Palazzo D’Avalos, l’antica residenza marchesale dove sono stati collocati i Musei civici e la Pinacoteca che ospita la collezione dei fratelli Palizzi. A qualche centinaio di metri di distanza ci sono le Terme Romane di via Adriatica, il complesso termale più grande dell’intera fascia adriatica dell’Italia centro-meridionale con i suoi stupendi mosaici, tra cui quello del Nettuno, portato alla luce nel 1997, dove nella parte centrale spicca la figura del dio del mare che regge un tridente nella mano sinistra e un delfino nell’altra.
Anna Bontempo (Il Centro)