Un conto deposito vincolato è un prodotto bancario pensato in primis per il risparmio e che prevede il deposito di una somma di denaro per un periodo di tempo prestabilito e indicato sul contratto. Il termine “vincolato” fa riferimento al fatto che il titolare del conto non può prelevare i fondi depositati senza incorrere in una penale che, a seconda dei casi, può consistere in una somma di denaro o, più frequentemente, nella perdita degli interessi maturati fino a quel momento.
La banca ripaga questa limitazione alla movimentazione delle somme con un tasso di interesse attivo che è solitamente più elevato di quello di un conto deposito libero, cioè non vincolato, o di un conto corrente, che in genere prevede tassi attivi ridottissimi se non addirittura nulli. D’altra parte, il conto corrente non è strumento di risparmio, ma di servizio.
Un esempio di conto vincolato è il conto di deposito Crédit Agricole, un prodotto che offre un determinato tasso attivo nel caso di vincolo a 4 o 6 mesi. La singola sottoscrizione prevede un limite di deposito minimo di 5.000 euro e un limite massimo di 500.000 euro.
Il vincolo temporale dei conti deposito
Le caratteristiche principali di un conto deposito sono due: il riconoscimento di un tasso di interesse attivo e il vincolo temporale.
Il vincolo temporale può essere più o meno lungo e varia a seconda dei singoli prodotti proposti dalle varie banche. Esistono prodotti che prevedono vincoli di pochi mesi e altri che superano i 3 anni. La scelta tra un prodotto e l’altro dipende ovviamente dalle esigenze e dalle preferenze del sottoscrittore. Alcune banche, a fronte di un vincolo più lungo, propongono un tasso di interesse leggermente più elevato, ma non è una regola fissa.
Rispettare il vincolo temporale è importante perché in caso di estinzione anticipata, il contratto prevede solitamente il non riconoscimento degli interessi maturati fino a quel momento.
Se non si è ragionevolmente sicuri di poter rispettare il vincolo, si può prendere in considerazione la sottoscrizione di un conto di deposito libero.
Rendimento, ritenuta fiscale e imposta di bollo
Il rendimento di un conto di deposito vincolato è legato al tasso di interesse previsto dal contratto. Nel caso dei conti deposito il tasso proposto è fisso.
Si deve tenere presente che, salvo indicazione esplicita, il tasso d’interesse indicato nei prospetti promozionali della banca è quello lordo; in sostanza si tratta del rendimento percentuale prima dell’applicazione della ritenuta fiscale prevista per legge (qui un approfondimento), il 26%: se il tasso d’interesse lordo è il 4%, quello netto corrisponde al 2,96%.
Oltre alla ritenuta fiscale, si deve tenere conto dell’imposta di bollo: il 2‰ (2 per mille) ovvero lo 0,2%, sulla somma vincolata; l’addebito è contestuale alla rendicontazione del conto.
Nel caso delle persone fisiche non c’è un limite massimo per l’imposta di bollo, mentre se l’intestatario di un conto deposito è una persona giuridica, è previsto attualmente un limite massimo di 14.000 euro.
Di solito non sono previste altre spese: né di apertura, né di chiusura, né di gestione e nemmeno di rendicontazione (se online; per la rendicontazione cartacea potrebbe essere richiesto un piccolo contributo).
La garanzia sui conti deposito
I depositi effettuati presso una banca aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) sono garantiti fino a 100.000 euro per ogni depositante per singola banca. Questo significa che se un depositante ha più conti deposito presso la medesima banca, i vari conti sono cumulati e sull’importo complessivo si applica il limite di garanzia previsto (attualmente, come detto, 100.000 euro).