La nuova serie “M, il figlio del secolo”, prodotta dalla rete televisiva Sky Atlantic, parte dal soggetto letterario dello scrittore Antonio Scurati, la regia di Joe Wright e vede come sceneggiatori Stefano Bises, Davide Serino, e lo stesso Antonio Scurati.
Il romanzo, ed in seguito la serie televisiva, nasce dalla necessità di illuminare una fase storica con cui l’Italia ha fatto ben poco i conti, nonostante siano ormai passati 80 anni. Anzi con il passare del tempo ci si è lanciati a rincorrere l’idea che in fondo il fascismo non sia poi stato così male e che Mussolini abbia compiuto anche buone azioni. Opinione avversata dagli autori cinematografici. Infatti la serie racconta la costruzione di un regime delittuoso che vede le sue origini nell’Italia del Primo dopoguerra e che si sviluppa fino a culminare nel delitto Matteotti.
Lo spettatore viene così trascinato in un vero e proprio dipinto futurista, le scene sono dinamiche, le inquadrature diverse rispetto alle solite rappresentazioni storiche, un mashup tra Scarface e l’uomo con la macchina da ripresa uniti alla cultura Rave degli anni 90, come specificato dallo stesso regista.
Bianchi, neri e qualche grigio, la serie vede alternarsi elementi naturali di commedia, che tendono a far sorridere, a veri e propri schiaffi morali che riportano alla cruda, cruenta e crudele realtà dell’epoca fascista.
I personaggi sono stati disegnati nei minimi dettagli, dai costumi alle movenze, agli accenti delle regioni e città di origine.
La figura di Mussolini: un animale che fiuta l’aria
Il Mussolini degli albori appare privo di qualsiasi ideologia politica, è un Mussolini camaleontico più machiavellico dello stesso Machiavelli.
“Sento il tempo che viene, sono come le bestie”
Questa è una delle frasi più ripetute dal Duce all’interno della serie e rappresenta la sua essenza più profonda tanto che egli appare come uno di quegli uomini che, secondo Hegel, sanno anticipare i tempi perché capaci di comprendere le ansie, le paure e i desideri del popolo fino a farsene interprete. Un uomo della provvidenza, o dell’Assoluto per dirla in termini hegeliani, incaricato di realizzare i piani divini.
L’Italia del Primo dopoguerra è infatti l’Italia della “Vittoria mutilata”, cioè delusa dalle poche conquiste territoriali ottenute al tavolo dei vincitori. E’ un’Italia piena di disoccupati e nuovi poveri; un’Italia spaventata dal pericolo rosso, cioè dal timore di una rivoluzione sul modello bolscevico del 1917. M. fiuta questa paura e la usa a proprio vantaggio.
Nel lungometraggio Mussolini infrange la quarta parete rivolgendosi direttamente in camera, alla telecamera dietro la quale c’ è il popolo. Un rapporto diretto che oggi si ripropone anche all’interno di democrazie consolidate, come spiega l’attore protagonista Luca Marinelli nel “Dietro le quinte della serie” dove il Duce acquisisce un valore universale fino a diventare l’emblema di tutti i dittatori passati e presenti.
Infatti il vero scopo della serie televisiva non è quello di raccontare la figura di Mussolini, piuttosto quello di far comprendere i meccanismi psicologici e demagogici che hanno portato all’affermazione del fascismo, una narrazione filmica che continuamente oscilla tra passato e presente, così la frase Make Italy Great Again, pronunciata dal protagonista in una delle scene, non è certamente uscita dalla bocca del leader del Ventennio, ma è uno slogan coniato dagli sceneggiatori per spingerci a riflettere sulle analogie esistenti tra gli anni Venti del XX e quelli del XXI secolo.
“La storia si fa partendo dagli ultimi. Si attizza la loro rabbia, gli si mettono in mano le bombe e le rivoltelle e all’occorrenza matite elettorali”.
- Il figlio del secolo
Queste parole dimostrano che M. riuscì a capire che esiste un fattore che va ben oltre la passione politica, stiamo parlando della paura. Fu questa a nutrire il fascismo e di cui Mussolini si servì per prendere il potere e conservarlo.
- rappresenta così una parabola universale di tutti i poteri autocratici ed uno degli scopi della serie è proprio quello di allertare il pubblico per indurlo a riflettere.
Durante le riprese, ha raccontato Joe Wright, ogni telecamera recava un adesivo ispirato alla frase incisa sulla chitarra del cantante Woody Guthrie: This machine Kills Fascists (Questa macchina uccide i fascisti) ribadendo che il cinema vuole essere un’arma contro ogni tipo di dittatura e totalitarismo. In questa serie viene riconfermata la responsabilità sociale e civile degli artisti, responsabilità avvertita molto dagli attori, in particolare dal protagonista Luca Marinelli che dichiara: “ Mi porto appresso questo spirito antifascista tanto da dover gridare ancora, perché è molto importante conoscere la storia che spesso tendiamo a dimenticare ripetendo così gli stessi orrori, non errori.”
La serie televisiva è dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti e a tutte le altre vittime del fascismo. Concludiamo con le parole dello scrittore Antonio Scurati nel documentario “M. Il figlio del secolo – dietro le quinte.”
La democrazia è lotta per la democrazia! Il corso della storia non è mai deciso una volta per tutte. Nel bene e nel male la storia è sempre lotta per la storia, la democrazia è sempre lotta per la democrazia.
Laura Del Casale