venerdì, Giugno 6

Per Consiglio di lettura, “La lunga marcia” di Stephen King

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Consiglio di lettura

La lunga marcia

Autore: Stephen King

Pagine: 284

Casa editrice: Sperling & Kupfer

Sinossi: In un mondo distopico un gruppo di ragazzi dovrà sottoporsi ad una sfida che è molto più di ciò che sembra.

Recensione:

La lunga marcia di Stephen King, pubblicato nel 1979 sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, è uno di quei romanzi che, pur essendo meno conosciuto rispetto ai grandi capolavori dell’autore, merita di essere letto e apprezzato. Questo libro è una testimonianza potente della capacità di King di immergere il lettore in situazioni estreme, facendolo riflettere sulla condizione umana, sulla solitudine e sul limite della resistenza psicologica e fisica.

La storia si svolge in un futuro distopico in cui il governo degli Stati Uniti organizza ogni anno una “gara” mortale, chiamata La lunga marcia, in cui un gruppo di 100 ragazzi adolescenti è costretto a camminare senza fermarsi mai, giorno e notte, a un ritmo imposto da soldati che sorvegliano ogni loro passo. Chi rallenta, chi si ferma o chi non riesce a mantenere il passo viene immediatamente abbattuto. L’unico obiettivo della marcia è la sopravvivenza: solo chi resiste, chi arriva alla fine, vince. Ma la vittoria è ambigua, perché il prezzo da pagare per arrivare fino in fondo è altissimo.

Il protagonista, Ray Garraty, è uno dei giovani partecipanti alla marcia. Fin dalle prime pagine, King ci trasporta nella mente di Ray, mostrandoci i suoi pensieri, le sue paure e le sue speranze. Ray è come gli altri ragazzi: ha una vita prima della marcia, un passato che si riflette nelle sue emozioni durante il cammino. La marcia, infatti, non è solo una prova fisica, ma anche un viaggio emotivo e psicologico. Ogni personaggio che incrocia il cammino di Ray ha una storia propria, ma ognuno di loro è legato all’idea della sopravvivenza. Il dolore fisico, la stanchezza, la fame e la disidratazione non sono i soli nemici: la vera battaglia è contro la mente, contro il desiderio di arrendersi, contro la consapevolezza che, alla fine, la morte è una compagna sempre presente.

Ma La lunga marcia non è solo un racconto di sopravvivenza. È una riflessione profonda sull’animo umano, sulle motivazioni che spingono gli individui a resistere anche quando tutto sembra perduto. La marcia diventa una metafora della vita, un cammino in cui, spesso, l’unica cosa che ci spinge ad andare avanti è l’istinto di non arrendersi, di non cedere di fronte alla difficoltà. Ogni passo diventa un atto di volontà, ma anche di speranza, perché tutti i partecipanti hanno un sogno, una speranza, una motivazione, che si rivelano man mano che la marcia avanza. Alcuni vogliono vincere a tutti i costi, altri sono mossi dalla disperazione di sfuggire alla loro vita precedente, altri ancora sono lì perché non hanno nulla da perdere.

Quello che King esplora in modo magistrale è la psicologia di ciascun personaggio. Mentre la marcia si protrae, le tensioni aumentano. I ragazzi si conoscono, si aiutano, ma anche si tradiscono. Il tema della solitudine è onnipresente: nonostante si cammini insieme, ciascuno è essenzialmente solo con sé stesso, immerso nei propri pensieri, nelle proprie angosce e nei propri ricordi. Questo elemento di solitudine si fa sentire in modo ancora più forte man mano che il gruppo si riduce e la morte miete le sue vittime. La solitudine non è solo fisica, ma anche esistenziale: ogni partecipante è costretto a fare i conti con la propria umanità, con la paura della morte e con l’impossibilità di fermarsi, di lasciarsi andare. La marcia diventa un simbolo della vita stessa: un viaggio in cui la meta finale non è mai certa, in cui ogni passo ci avvicina o ci allontana dalla salvezza.

Ciò che colpisce particolarmente di La lunga marcia è l’intensità con cui King ci fa vivere l’esperienza della sofferenza. Ogni capitolo è un crescendo di tensione psicologica e fisica, mentre il lettore è costretto a confrontarsi con il dolore e la disperazione dei protagonisti. King non si limita a mostrarci la fatica fisica, ma esplora anche l’evoluzione mentale dei ragazzi, che si trovano a dover fronteggiare il dolore, la paura e la tentazione di arrendersi. È impossibile non sentirsi coinvolti emotivamente, perché ogni passo della marcia è un passo verso la fine, e ogni scelta, anche la più piccola, diventa determinante per la sopravvivenza.

La morte è un tema centrale del libro, e King riesce a trattarla in modo crudo e diretto, senza cedere mai alla morbosità. Ogni morte che si verifica durante la marcia è un atto di brutalità e di ingiustizia, ma anche una parte naturale di un gioco spietato che non lascia scampo. La morte non è mai vista come un fallimento, ma come una conseguenza inevitabile di una situazione in cui la resistenza è l’unico modo per sfuggire alla fine. La marcia, in questo senso, diventa un ritratto terribile e disincantato della vita stessa, un ciclo in cui la lotta per la sopravvivenza è costantemente messa alla prova da forze superiori.

In La lunga marcia, King esplora anche la natura del potere e del controllo. Il regime che organizza questa marcia è un’autorità che si nutre del dolore e della sofferenza dei suoi cittadini, e attraverso questo “gioco” il governo non solo intrattiene la popolazione, ma rafforza il proprio dominio, dimostrando quanto possa essere brutale e insensibile una società totalitaria. I partecipanti alla marcia sono trattati come numeri, e la loro vita ha valore solo fino a quando possono essere utili per il sistema. La marcia stessa è una riflessione sul potere che controlla il destino degli individui, ma anche sulla resistenza dell’individuo che, pur sotto la minaccia di morte, cerca di mantenere il controllo sul proprio destino.

In conclusione, La lunga marcia è un romanzo che non solo intrattiene, ma che fa riflettere sul valore della vita, sulla resistenza e sulla lotta per la propria umanità. È una lettura intensa, che esplora in profondità la psicologia dei suoi personaggi, mostrandoci la crudeltà e la speranza che si intrecciano nel cammino della vita. Se siete appassionati delle opere di King, ma cercate qualcosa di diverso, più intimo e riflessivo, La lunga marcia è senza dubbio un libro che non dovreste perdervi.

Allegra Linnea Amicarelli

 

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