Giuseppe Pomponio di Liscia era capo di una banda di briganti, che terrorizzava le popolazioni dell’Abruzzo e del Molise. Uccise più di 30 persone. Si nascondeva tra la fitta vegetazione lungo il fiume Trigno e le colline circostanti. Nessuno riusciva a prenderlo. Ma arrivò il momento fatale. Un pastore, mentre sorvegliava il gregge in una radura vicina al bosco di Furci, vide un uomo in groppa ad un cavallo. Si spaventò quando riconobbe il terribile capobrigante Giuseppe Pomponio. Abbandonò le pecore sotto la sorveglianza dei cani e si recò correndo ad avvisare la Milizia Nazionale. Il brigadiere Chiaffredo Bergia ed altri militi circondarono il bosco. Durante la sparatoria, Pomponio rimase gravemente ferito. Una vecchietta si prese la briga di andare a conoscere il luogo dove il brigante era disteso per terra, pieno di ferite. Si fermò davanti a lui, dicendo:”Quèsse é chi lu brehànd’ che facève pahùre pur’a lu demònie? E’ vass’e gnè nu cece”. Il brigante prima fece finta di niente, poi le chiese un sorso d’acqua. La vecchia signora riempì una brocca d’acqua e gliela porse. Il brigante la scagliò sulla testa della poveretta, che cadde a terra e morì sul colpo. L’assassino volse lo sguardo verso la donna distesa a terra e con un filo di voce:”Questo è l’ultimo omicidio della mia vita. Dovevate vederlo prima, Pomponio, dietro una fratta, cos’era”. Detto questo spirò.