sabato, Giugno 7

1945, l’anno che divise il mondo e segnò il declino dell’Europa. Quinta puntata: Hitler si suicida nel bunker di Berlino

Condividi

In questa puntata ripercorreremo brevemente la vita di Adolf Hitler, dalla nascita al suicidio nel bunker di Berlino. 

L’infanzia

Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, in Austria. Il primo cognome di suo padre era Schicklgruber, figlio illegittimo di Maria, che mutò in Hitler nel 1876. Dunque la nonna del futuro dittatore era una ragazza-madre e suo nonno rimase sconosciuto, da qui l’ipotesi che Adolf avrebbe avuto ascendenze ebraiche, cosa rigettata dalla maggior parte degli storici. Il padre del futuro fuhrer, Alois, era un doganiere. La sua famiglia nel 1892 si trasferì in Germania, nella Bassa Sassonia, e qui Adolf prese il suo accento tedesco, anche se appena due anni più tardi gli Hitler fecero ritorno in Austria.   

La Prima guerra mondiale 

Durante la Grande guerra Hitler scampò più volte alla morte anche in maniera del tutto fortuita, ad ogni modo, per le sue azioni temerarie, fu promosso caporale ed ottenne la “Croce di ferro”, onorificenza di guerra. Quando la Germania firmò la resa, egli fu tra quelli che pensarono ad un complotto internazionale, ordito dagli ebrei, ed accettato dai corrotti governanti e generali tedeschi.  

La Repubblica di Weimar 

Al termine del conflitto, che sancì la fine del Secondo Reich quello fondato da Guglielmo II, la Germania divenne una repubblica e visse una sorta di guerra civile tra fazioni di destra armate e il movimento spartachista, capeggiato dai comunisti Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, movimento che operava per una rivoluzione sul modello bolscevico. 

Alle elezioni del 1920 il Partito Socialdemocratico (SPD) ottenne la maggioranza, nacque così la Repubblica di Weimar, nome ufficioso derivato dalla città in cui fu firmata la nuova costituzione. Il conflitto politico- sociale, sulla scia anche del Biennio rosso in Italia, non si fermò. 

Hitler cominciò così a muovere i primi passi in politica con il “Partito Tedesco dei Lavoratori” (DAP) che si riuniva in una birreria di Monaco, lo Sterneckerbräu, ancora oggi attiva. Egli mostrò subito le sue capacità oratorie, cosa che gli permise di diventarne il leader. Nel 1920 il suo partito  cambiò il nome in NSDAP (Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori).   

Nei primi anni della giovane repubblica, le cose andavano malissimo, in particolare l’inflazione era alle stelle e la situazione peggiorava quotidianamente. Solo un dato: Se un kg di pane il 1° gennaio 1923 costava 250 marchi, a novembre lo si poteva acquistare per 250 miliardi e a dicembre per 400 miliardi! 

Il Putch di Monaco (8 novembre 1923) ed il “Mein kampf”

A questo marasma economico-sociale si era aggiunta, da parte della Francia, l’occupazione militare del ricco bacino minerario e industriale della Ruhr (gennaio 1923), un’azione che avrebbe aggiunto benzina sul fuoco del nazionalismo tedesco. Di fronte alle incapacità mostrate dal governo socialdemocratico, Hitler, sul modello della marcia su Roma di Mussolini, organizzò un colpo di stato per prendere il potere nella regione della Baviera e da qui marciare su Berlino. Il suo tentativo fallì, fu processato e condannato per alto tradimento a cinque anni di reclusione ma con la possibilità di chiedere la libertà vigilata dopo nove mesi. In carcere scrisse il “Mein kampf”, la mia battaglia, un libro che sarebbe presto diventato la bibbia dei nazisti e in cui si illustrava il programma politico del partito: dall’antisemitismo alla rivincita tedesca attraverso la conquista ad est di uno “spazio vitale” per la Germania. 

La ripresa dell’economia tedesca (1925-1929)

Vista la gravissima crisi economica e sociale in cui versava la Germania, gli Stati Uniti nel 1924 lanciarono il Piano Dawes (Charles Dawes 1865-1951), antesignano del futuro Piano Marshall, che prevedeva:  

Aiuti USA alla Germania per 800 milioni di dollari – oro per la ripresa della macchina produttiva tedesca; 

La ripresa economica tedesca permise alla Germania di cominciare a pagare i propri debiti di guerra ai vincitori; 

I vincitori a loro volta poterono saldare i propri debiti contratti con gli USA che avevano fornito loro armi, viveri e soldi; 

I soldi che rientravano in America erano subito reinvestiti in Europa e in Germania dove i tassi di interesse e le condizioni di mercato erano più favorevoli. 

Nel giugno del 1929 venne attivato il Piano Young (Owen D. Young 1847-1962) con il quale

la Germania fu ulteriormente aiutata. In modo particolare: 

Riduzione notevole dei danni da pagare; 

Rateizzazione del dovuto in 60 anni; 

Sgombero delle truppe franco-belghe dalla Renania. 

Il Crollo della Borsa di Wall Street (29 ottobre 1929) e la vittoria elettorale di Hitler 

Nel corso degli anni Venti la Borsa di New York aveva triplicato il proprio valore dando luogo ad un vero e proprio Eldorado tanto da spingere i piccoli risparmiatori ad investire tutti i propri averi nel mercato azionario. La bolla speculativa borsistica si arrestò quando le quotazioni delle materie prime cominciarono a scendere, segno di sovrapproduzione. Gli esperti di Borsa, che muovevano ingenti capitali, cominciarono a ritirare i propri denari dal mercato azionario. Iniziò così  la fase ribassista che gettò i risparmiatori nel panico, un panico che li spingerà a vendere i propri titoli azionari a prezzi sempre più bassi dando luogo ad un effetto domino ribassista che portò al crollo. Ripercussioni negative si ebbero in tutta Europa a causa del ritiro dei capitali USA e afflusso di prodotti americani nel Vecchio Continente a bassissimo prezzo. Ciò causò la chiusura di molte fabbriche europee e grave disoccupazione, in modo particolare rigettò la Germania nella disperazione.  

Le elezioni del 1930-1932

Le elezioni del settembre 1930 videro il crollo dell’SPD (socialdemocratici) e del Centro, una avanzata dei comunisti ed il successo di Hitler il cui partito passò dal 2,6% al 18,3% diventando il secondo partito grazie all’appoggio di grandi industriali, grandi latifondisti, militari e poveri al motto del riscatto nazionale. Si costituì un governo di centro-sinistra guidato dal cattolico Enrico Bruning. 

Nel marzo del 1932 ci furono le elezioni presidenziali che videro lo scontro tra Hitler, che aveva finalmente ottenuto la cittadinanza tedesca, ed il presidente uscente Hindemburg; quest’ultimo venne rieletto presidente con oltre 19 milioni di voti, ma Hitler ne prese 13,4 milioni. 

Tra il luglio ed il novembre del 1932 ci furono due elezioni per il parlamento tedesco. Hitler ottenne il 37% dei consensi pari a 14 milioni di voti, divenendo così il primo partito di Germania. 

Hitler diventa cancelliere e poi presidente. 

A seguito della vittoria elettorale, il 30 gennaio 1933 il Presidente Hindemburg, seppur a malincuore, chiamò Hitler per formare il nuovo governo. Fu la fine della Repubblica di Weimar e l’inizio del Terzo Reich, vale a dire il Terzo impero tedesco dopo quello di Ottone I di Sassonia (X-XI secolo) e di Guglielmo II (1871-1918). Il 2 agosto 1934 morì Hindemburg ed Hitler assunse anche la sua carica cominciando l’accentramento di tutto il potere nelle sue mani. 

Le Leggi di Norimberga e La “Notte dei cristalli”

Il 15 settembre 1935 il parlamento tedesco, controllato completamente da Hitler, emana le leggi razziali contro gli ebrei ai quali fu vietato di avere proprietà, lavorare, sposarsi, abitare in case di proprietà di non ebrei fino a vietare ai tedeschi di dare ai propri figli nomi di origine ebraica come Sara o Esther. Nel 1938 (notte tra 9-10 novembre) si ebbe la cosiddetta “Notte dei cristalli”: a seguito dell’assassinio compiuto da un ebreo ai danni di un diplomatico tedesco a Parigi, in Germania Austria e Cecoslovacchia si scatenò una violenta ondata antisemita che portò all’uccisione di oltre mille ebrei e al trasferimento di circa 30.000 nei neonati campi di sterminio come Dachau. Il nome “cristalli” deriva dalle innumerevoli vetrine rotte nei negozi gestiti da ebrei.  

1938: L’anno che preparò la Seconda guerra mondiale. 

L’espansionismo nazista teso a creare la “Grande Germania”, vale a dire la riunificazione di tutti i popoli di lingua tedesca sotto la stessa bandiera, portò Hitler, il 12 marzo 1938 , a invadere l’Austria e ad annetterla (Anschluss = collegamento, annessione). Tale azione si compì in un solo giorno con la complicità di ministri austriaci filo-nazisti. Nell’estate le truppe germaniche cominciarono l’avanzata verso la Cecoslovacchia al fine di annettere la regione dei Sudeti col pretesto di dover difendere la minoranza tedesca. Altolà della Francia. Il 29-30 settembre a Monaco si tenne una conferenza a cui parteciparono Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Per evitare una nuova guerra mondiale, i grandi dell’Europa permisero alla Germania l’annessione dei Sudeti. E’ il primo passo 

per la conquista tedesca dell’intera Cecoslovacchia che terminerà nel marzo del 1939. 

La guerra lampo e la conquista dell’Europa continentale (1939-1940)

Il 23 agosto 1939 si assisté ad un colpo di scena mondiale: la Germania nazista di Hitler e la Russia comunista di Stalin firmarono, attraverso i loro ministri degli esteri Ribentropp e Molotov, un patto di non aggressione con un protocollo segreto che prevedeva la spartizione della Polonia. 

Il 1° settembre 1939, senza alcuna dichiarazione di guerra, le truppe tedesche invasero la Polonia, il 2 settembre Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. Fu l’inizio della Seconda guerra mondiale. L’Italia restò neutrale. Il 17 settembre le truppe sovietiche invasero la Polonia da est ed occuparono anche i Paesi baltici e la Finlandia. 

La guerra-lampo tedesca conseguì subito grandi successi. Ai primi di giugno del 1940, cioè ad appena nove mesi di distanza dall’inizio del conflitto, le truppe germaniche avevano conquistato parte della Polonia, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia, il Belgio e invaso la Francia la cui capitale sarebbe caduta il 22 giugno. Da lì a poco la Germania avrebbe conquistato la Jugoslavia per soccorrere l’Italia in difficoltà in Grecia. Insomma dal settembre 1939 al settembre 1942 le forze nazifasciste avevano occupato direttamente, o indirettamente cioè con alleanze con governi fascisti come la Spagna di Franco o la Bulgaria e la Romania, la quasi totalità dell’Europa continentale. Così i territori legati al Terzo Reich hitleriano si estendevano dai Pirenei al fiume Volga in Russia; dalla Norvegia al Nord-Africa. 

A resistere al dilagare degli eserciti dell’Asse c’erano soltanto la Gran Bretagna di Churchill e l’URSS di Stalin, seppur con grande fatica. 

L’operazione Barbarossa e l’invasione dell’Unione Sovietica 

Il 22 giugno 1941 Hitler decise di invadere l’URSS stracciando il patto di non aggressione. Inizialmente l’invasione tedesca fu una sorta di passeggiata. La resistenza sovietica fu minima perché i russi adottarono la stessa strategia che li vide vincitori su Napoleone Bonaparte: anziché affrontare frontalmente un nemico meglio equipaggiato ed organizzato, preferirono ritirarsi lasciandosi dietro terra bruciata, distruggendo cioè raccolti e villaggi in modo da non lasciare nessun tipo di rifornimento ai tedeschi. La vera resistenza dell’Armata Rossa fu invece organizzata intorno e lungo la linea delle tre grandi città strategiche: Leningrado, Mosca e Stalingrado, quest’ultima era davvero strategica sia per il nome che portava ma soprattutto perché costituiva la porta di accesso ai giacimenti petroliferi del Caucaso. 

La battaglia di Stalingrado e l’inizio della fine del Terzo Reich 

Anche se l’assedio di Leningrado fu il più lungo della Seconda guerra mondiale, durò infatti dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944 per un totale di due anni e cinque mesi, la battaglia che cambiò il corso della Seconda guerra mondiale fu quella che si combatté casa per casa a Stalingrado dal 17 luglio 1942 al 2 febbraio 1943. Una battaglia che costò un milione di uomini alle potenze dell’Asse tra morti, dispersi, feriti e prigionieri. Da qui cominciò una lenta ma inarrestabile controffensiva sovietica che vide entrare l’Armata Rossa trionfalmente a Berlino due anni più tardi. Il 1943 fu anche l’anno della liberazione dell’Africa settentrionale e dell’Italia meridionale dopo lo sbarco in Sicilia. 

Il D Day e l’accerchiamento della Germania  

Il 6 giugno 1944 cominciò il “giorno più lungo”, lo sbarco in Normandia effettuato dalle truppe anglo-americane che impegnarono un milione di uomini, 13.000 aerei e 1.200 navi. La Germania era ormai accerchiata: da ovest avanzavano gli anglo-americani che il 26 agosto liberarono Parigi, da est i sovietici che non solo avevano riconquistato tutti i loro territori ma erano anche entrati in Polonia e invaso la penisola balcanica. 

Operazione Walkiria: l’attentato a Hitler 

Il 20 luglio 1944, un mese e mezzo dopo il D Day, alcuni gerarchi nazisti, consapevoli ormai che la guerra era persa e che l’ostinazione del fuhrer di continuare la guerra avrebbe finito per distruggere la Germania, avevano progettato l’eliminazione del dittatore tedesco per giungere ad una resa onorevole con gli Alleati. A capo dell’attentato vi era un giovane colonnello di 37 anni, il conte Claus Schenk von Stauffenberg, che si era distinto nella guerra a Tunisi dove aveva perso un occhio. L’attentato fu compiuto nella “Tana del lupo”, la residenza hitleriana nel territorio di Rastenburg, durante una riunione dello stato maggiore tedesco a cui avrebbe partecipato anche il giovane colonnello. L’edificio fu distrutto ma Hitler uscì indenne, tanto che il pomeriggio stesso incontrò Mussolini. Von Stauffenberg fu catturato e fucilato insieme ad altri complici. Se l’attentato fosse riuscito, la storia della Germania avrebbe seguito un altro corso.  

L’Armata Rossa entra a Berlino 

Il 16 aprile 1945 le truppe sovietiche entrarono a Berlino dando luogo all’ultima battaglia della Seconda guerra mondiale in Europa. Una battaglia che, com’era avvenuto a Stalingrado, venne combattuta casa per casa e che sarebbe terminata il 2 maggio quando la bandiera sovietica avrebbe sventolato sulla cupola del Reichstag, sede del parlamento tedesco.  

La fine 

Il 30 aprile 1945 Hitler, insieme ad Eva Brown che aveva sposato il giorno prima, si tolse la vita nel bunker di Berlino insieme ad altri grandi gerarchi nazisti tra cui il ministro della propaganda Goebbels e l’intera sua famiglia. 

Adolf Hitler, l’uomo che riuscì a catturare il consenso elettorale dei tedeschi, colui che avrebbe fatto di nuovo grande la Germania fu causa della più grande tragedia della Storia dell’umanità che costò in tutto 50 milioni di morti, l’annientamento della Germania, sia sul piano economico e infrastrutturale ma anche geo-politico (in quanto fu divisa in due stati con sovranità fortemente limitata sia ad est che ad ovest fino a trasformarsi nella più importante faglia della Guerra fredda), e la divisione dell’Europa in due zone d’influenza sancendone così il declino!  

Laura Del Casale 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.