sabato, Giugno 7

Il primo maggio, la festa dei lavoratori: una storia di lotte e sangue

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Come abbiamo avuto modo di dire a proposito della “Festa della donna”, col tempo si finisce per perdere le ragioni, perlopiù tragiche, che si celano dietro una festa civile che presto si trasforma in una festa consumistica. 

La bandiera rossa

Come appunto l’8 marzo ed il 25 aprile, anche il 1° maggio si tinge di sangue, quel sangue versato da migliaia di lavoratori che, nel corso della storia, hanno lottato per dare a se stessi e alle future generazioni condizioni  lavorative più dignitose. Un rosso sangue che ha dato colore alla bandiera dei partiti socialisti e comunisti di tutto il mondo. Un simbolo rivoluzionario adottato dalle forze socialiste e rivoluzionarie sin dal 1848 e dalla Comune di Parigi del 1871 fino a diventare, con l’inserimento della falce e del martello, la bandiera del primo Stato comunista al mondo: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.  

Lo sciopero generale del 1° maggio 1886

La commemorazione del 1° maggio come festa dei lavoratori risale alla Seconda internazionale socialista che si svolse a Parigi nel 1889 che proclamò, a cominciare dal 1890, una giornata che ricordasse lo sciopero generale indetto dai lavoratori statunitensi  per il ° maggio di tre anni prima (1886) per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore, dato che essi lavoravano tra le 10 e le 12 ore al giorno per sei giorni alla settimana ed anche in condizioni pericolose. 

Il sangue degli innocenti 

Quello scioperò durò tre giorni e vide la partecipazione anche degli anarchici. Il 4 maggio si consumò la tragedia del massacro di piazza Haymarket a Chicago quando un anarchico gettò una bomba in mezzo ad un gruppo di poliziotti uccidendone sette insieme a quattro civili. Al termine di questi scontri furono arrestati diversi manifestanti otto dei quali, a seguito di processo, furono accusati e condannati a morte attraverso impiccagione. Successivamente si scoprì che essi non erano colpevoli, ancora una volta era stato dunque versato sangue di innocenti. 

Il 1° maggio durante il Ventennio 

Durante il fascismo, per  “depurarla” dalle radici social-comuniste, la festa dei lavoratori fu anticipata al 21 aprile giorno in cui, secondo la tradizione, fu fondata Roma nell’anno 753 a.C. Così i due eventi furono tra loro assimilati a costituire un’unica ricorrenza: “Natale di Roma, Festa del Lavoro”.  Nel 1947 si tornò a festeggiare il 1° maggio. 

Anni Novanta, il 1° maggio cambia pelle

Con la caduta del “Muro di Berlino” e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Festa del 1° maggio comincia a cambiar pelle e a seguire il destino di altre festività degenerate nel mero consumismo festaiolo. Infatti proprio il 1° maggio del 1990 si svolse a Roma  la prima edizione del “concertone”, un evento che richiama ogni anno migliaia di persone per assistere alla esibizione dei loro cantanti preferiti rischiando di far cadere in secondo piano il vero significato della ricorrenza. 

Ritornare al significato originario 

In un mondo globalizzato in cui il lavoro, specie quello giovanile,  è sempre più precarizzato e sottopagato, occorre riscoprire il valore del 1° maggio come giornata per reclamare vecchi e nuovi diritti sempre più minati dalla potenza economica dei grandi gruppi industriali e legati al  web, anche perché, come sosteneva il rivoluzionario francese  Pierre Philippeaux,  “Un uomo ha diritti finché è in grado di difenderli”.  

Laura Del Casale 

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