sabato, Giugno 7

Chioschi sulla Via Verde, “No agli interessi privati”

Condividi

Hanno ribadito la loro contrarietà alla invasione di punti ristoro lungo la Via Verde, la costa vastese e la riserva naturale Marina di Vasto e lanciato l’allarme sulla “svendita” del patrimonio paesaggistico. E’ andata in scena venerdì, a piazza Fiume, la protesta di associazioni, comitati  e cittadini presenti al sit in promosso da 17 sigle. Al centro della manifestazione, alla quale hanno partecipato oltre ottanta persone, l’emendamento alla legge 5 del 2007 presentato dal consigliere regionale Nicola Campitelli che consentirebbe di aprire un punto ristoro ogni 400 metri.

“Non siamo contrari ai servizi, ma devono essere forniti nelle vecchie stazioni ferroviarie”, ha esordito Lino Salvatorelli, presidente dell’Arci, “da Vignola a Trave,  in aggiunta alle attività che già esistono,  ne arriverebbero altre 15 se dovesse passare l’emendamento di Campitelli. La Via Verde è un bene comune che contribuisce al benessere psico-fisico di gran parte della popolazione: l’aspetto paesaggistico, che rappresenta l’attrazione turistica, và preservato. Non ho mai visto una promozione turistica che si incentri su un chiosco. I due terzi della Via Verde sono già urbanizzati, mettere servizi in quei quindici chilometri che sono rimasti di bellezza naturale è uno stravolgimento che non può essere accettato. L’emendamento va respinto al mittente”. Ha poi rilanciato il Parco nazionale della costa teatina “la legge non è scaduta, ci vorrebbe la buona volontà politica a riprendere in mano questo progetto per avere una visione comune. Stesso discorso per la riserva Marina di Vasto:  gli otto punti ristoro previsti sono troppi, ne bastano due”.

Il direttore della Confesercenti di Vasto è tranciante. “Siamo contrari”, dice Patrizio Lapenna, “abbiamo le vecchie stazioni abbandonate, è lì che bisogna creare servizi. Invece pensiamo alle stupidaggini dei chioschi che non hanno neanche una valenza di tipo economico ed imprenditoriale”.

Presente al sit in anche una nutrita rappresentanza del Ciclo Club di Vasto.

Abbiamo aderito con convinzione”, rimarca il presidente Luigi Salvatorelli,da imprenditore e da amante della bicicletta non farei mai un investimento del genere con la prospettiva di un punto ristoro ogni 400 metri. Qui abbiamo una stazione abbandonata dove si potrebbe realizzare un bellissimo bike hotel dove accogliere i cicloturisti”.  

Bianca Campli, presidente del Club per l’Unesco ricorda che “ il paesaggio è patrimonio collettivo. Questo patrimonio naturale è la nostra grande ricchezza , piegarla ad una logica bottegaia e trumpiana dove solo il  business vale  è inaccettabile”.

Durissimo l’intervento di Pierluigi Vinciguerra di Italia Nostra Abruzzo.

“Gli amministratori stanno svendendo il territorio”, tuona Vinciguerra, “bisogna ribellarsi allo sfacelo che stanno combinando lungo la costa dei Trabocchi. I sindaci sono gli artefici della rovina della costa, perché vogliono pianificare individualmente il loro territorio e far costruire.  Qui c’è un interesse economico privatistico”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.