L’Uroboro, secondo la definizione che ne dà la AI Overview, è un antico simbolo, solitamente raffigurato come un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Simboleggia concetti come l’eternità, il ciclo infinito della vita e della natura, e la ciclicità del tempo.
Ecco: la ciclicità del tempo.
La ciclicità secondo Machiavelli…
Già Niccolò Machiavelli, nel Cinquecento, paragonava la “fortuna”, nel senso di imprevedibilità della vita, ad un fiume in piena, capace di travolgere tutto ciò che incontra lungo il percorso; la sua furia però può essere notevolmente ridotta se, chi governa (il principe), è in grado di costruire argini in modo da evitare lo straripamento. Ebbene, diceva Machiavelli, questi argini sono la conoscenza della Storia. Infatti, essendo la natura umana e dunque le reazioni e i comportamenti degli uomini sempre gli stessi, chi governa e conosce la Storia, può agire evitando di ripetere gli stessi errori.
… Giambattista Vico
Dopo di lui fu un altro italiano, Giambattista Vico, a riflettere sulla Storia. Secondo il filosofo napoletano, la storia umana segue un andamento ciclico e non lineare: le civiltà nascono, crescono, decadono e rinascono. Sebbene la ripetitività degli accadimenti non siano identici, essi sono ricorrenti, potremmo definirli “stagioni della storia”: ogni fase storica ha caratteristiche specifiche come le stagioni dell’anno che si susseguono in un ordine naturale e ricorrente, magari certi inverni sono più umidi altri più secchi, ma restano pure sempre inverni.
e Nietzsche
Proviamo quindi ad immaginare che ogni momento della nostra vita, bello o brutto che sia, si ripeta infinite volte. Questo concetto prende il nome di “Eterno ritorno” ed è stato elaborato dal filosofo Nietzsche che usa questa idea come una prova morale: “Se tu sapessi che tutto ciò che fai si ripeterà per sempre, saresti felice di riviverlo all’infinito?” Se la risposta è sì, allora stai vivendo con soddisfazione se la riposta è negativa, allora devi cambiare qualcosa nella tua vita. È sfida filosofica per spingerci a vivere con più consapevolezza e autenticità.
Per quanto la teoria sia stata elaborata sullo studio della persona e sull’invito a vivere una vita piena e senza rimpianti, sono molti gli ambiti a cui questa può essere applicata per spingerci a riflettere, specie in ambito storico.
La Storia è maestra di vita ma non ha scolari (A. Gramsci)
Nonostante i nostri genitori ci abbiano sempre messi in guardia di fronte ai pericoli, come per esempio non toccare le pentole quando sono ancora calde o lavarsi bene i denti per scongiurare le carie, l’unica cosa che ci convinceva a fare attenzione era quando la distrazione ci presentava il prezzo da pagare, come per esempio una scottatura.
Il nostro cervello impara dall’esperienza attraverso un meccanismo chiamato “memoria associativa”, se questo non avvenisse ci ritroveremmo ogni volta a estrarre la pizza dal forno dimenticandoci completamente di usare le presine con la conseguenza che la nostra pizza finirebbe a terra e noi urleremmo di dolore.
Quando si parla di autoconservazione, il nostro cervello in maniera automatica attiva mille campanelli d’allarme.
Tuttavia a guidare i nostri comportamenti non è solo la nostra esperienza, ma anche quelle degli altri uomini che si trasmettono di generazione in generazione, trasmissione di saperi ed esperienze che sono alla base del progresso e che ci consente di non dover ricominciare tutte le volte da zero. Insomma il fuoco è stato scoperto una volta e per sempre.
Allora come è possibile che facciamo tesoro delle scoperte, delle invenzioni e delle esperienze precedenti, mentre di fronte al continuo ripetersi della Storia non solo non siamo preparati ma agiamo finendo per ripetere gli stessi errori del passato?
In 200.000 anni di storia l’umanità, mutatis mutandis, ha assistito a centinaia di eventi già verificatisi nel corso dei secoli, ma quando la storia si ripete il mondo si divide in tre gruppi di persone:
- I lamentatori del nulla: queste persone, camminando nel fumo, continuano a lamentarsi del vento, percepiscono che c’è qualcosa che non va, ma si rifiutano di vedere la causa del problema, cioè la provenienza del fumo.
- I “non aprite quella porta”: quando si vede un film horror è nella natura umana commentare ogni singola scena urlando contro lo schermo e insultando le scelte dei protagonisti. Generalmente questo gruppo è costituito da poche persone il cui sentimento è paragonabile a quello che tutti noi proviamo davanti ad un lavoro di Tobe Hooper o Alfred Hitchcock. Per quanto possiamo infuriarci, protestare o indignarci rimarremo sempre inascoltati.
- I meteorologi: “Un fulmine a cielo sereno non annuncia la tempesta”, questi notano una sorta di déjà vu storico, ma ritengono quel fenomeno di natura sporadica, lo paragonano ai temporali estivi che arrivano, abbassano la temperatura momentaneamente, ma non cambiano la stagione, infatti già il giorno dopo torna il caldo. Questo gruppo di persone sono quelli del “figuriamoci se può mai ricapitare qualcosa che è già accaduto”.
Gli eventi passati appaiono sempre “leggeri”
Nel libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” Milan Kundera, partendo proprio dalla concezione dell’eterno ritorno, ragiona sul tema della ciclicità storica.
Il libro è ambientato nell’Europa del Secondo dopoguerra, più precisamente a Praga, durante l’occupazione sovietica. Il protagonista si ferma a riflettere, chiedendosi come mai alle volte ci si ritrovi a provare nostalgia nei confronti di momenti storici tragici: “Se la rivoluzione francese dovesse ripetersi all’infinito, la storiografia francese sarebbe un po’ meno orgogliosa di Robespierre. Infatti, dal momento che si parla di qualcosa che non ritorna, gli anni di sangue si sono trasformati in semplici parole, in teorie e in discussioni, tanto da essere diventati leggeri e non incutono più paura. C’è un’enorme differenza tra un Robespierre che si è presentato una sola volta nella storia ed uno che invece ritorna eternamente a tagliare la testa ai francesi.”
Difatti è innegabile che dinanzi ad una situazione che viene ripetuta all’infinito, persino i sostenitori dell’Incorruttibile chiederebbero al Comitato di salute pubblica di “non aprire quella porta”.
Questa circostanza attenuante, spiega Milan Kundera, impedisce di pronunciare un qualsiasi verdetto. Si può condannare ciò che è effimero? C’è chi ci riesce e chi no, a meno che non si venga messi davanti al fatto compiuto e trovarsi nella condizione di Fantozzi che, dopo la morte, viene rispedito sulla Terra e, tutto sconsolato, esclama: “Ma si ricomincia? Ma tutto daccapo?”
Secondo Kundera il nostro atteggiamento nei confronti della storia “tradisce la profonda perversione morale che appartiene ad un mondo fondato essenzialmente sull’inesistenza di ritorno, perché in un mondo simile tutto è già perdonato e quindi tutto è cinicamente permesso”. Come se da un lato subentrasse l’assuefazione di stampo leopardiano e dall’altro una sorta di perfida attrazione verso il male.
Scrive l’intellettuale cecoslovacco: “La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della sua nostalgia, anche la ghigliottina”.
Laura Del Casale