
Il Comitato Civico SàFà chiede al presidente del Consorzio di bonifica sud, Nicolino Torricella, l’applicazione delle leggi nazionali e regionali per ridare nuovo slancio all’Ente.
A scriverlo, stamane, sulla pagina di Vasto del quotidiano dell’Abruzzo Il Centro, è la collega Paola Calvano.
“L’applicazione della legge potrebbe essere un buon punto di partenza per gli interventi necessari”, affermano i componenti del Comitato Civico SàFà che in una lettera aperta hanno espresso il loro ringraziamento al Presidente Torricella, ma lo hanno anche esortato a compiere le azioni necessarie per ottenere il dovuto dagli enti preposti.
Nicolino Torricella ha lanciato un sos per il Consorzio raccontando l’impossibilità di operare a causa dei debiti pregressi.
” E’ vero “, scrive il comitato. ” i debiti del Consorzio gravano come una pietra di Sisifo sulle volontà del CdA di rilanciare l’Ente. Per diritto di cronaca è giusto puntualizzare che Ente fino al 31 dicembre 2023 aveva poco meno di 9 milioni di euro di debito. Al 31.12.2024 (stando alla relazione dei revisori dei conti) questi debiti sono aumentati. il debito complessivo sembra essere di 14 milioni di euro. Per lo meno queste sono le cifre riportate nei bilanci di previsione del 2023 e del 2024 e sicuramente le responsabilità non possono essere fatte ricadere sull’attuale Consiglio di amministrazione del Consorzio. Noi del Comitato SàFà ringraziamo il Presidente per aver predisposto un piano di rientro del debito iniziale e capiamo la difficoltà di applicare lo stesso a fronte delle continue richieste di fatture pregresse mai saldate. Come consorziati vogliamo per questo proporre al nuovo Cda le nostre idee per poter provare ad uscire da questa gravosa situazione ormai ultradecennale”.
Subito dopo Il Cofa suggerisce la panacea.
” Bisogna ripartire facendo innanzitutto applicare le normative vigenti. A proposito della la Diga di Chiauci poi la giurisprudenza è chiara: i costi di gestione delle infrastrutture gestite dai Consorzi devono essere sostenute dalle regioni. Si azzarda a dire che, essendo l’acqua della diga utilizzata da due Regioni (Abruzzo e Molise), le spese di gestione dovrebbero essere divise a metà. Ci rattrista il fatto che il Consorzio non abbia mai preteso da parte delle Regioni il rispetto delle leggi e che faccia ricadere sui ruoli dei consorziati le spese di gestione della infrastruttura. Chiediamo all’Ente l’applicazione delle leggi nazionali e regionali “.