
A cominciare dal boom economico e fino a termine degli anni Ottanta, il 1° agosto era atteso con impazienza ma anche con timore.
Tra gli impazienti annoveriamo i lavoratori, i negozianti, i quadri e i dirigenti delle fabbriche che, dopo un anno di lavoro intenso, e per molti anche alienante, c’era finalmente la possibilità di rilassarsi e tornare nei luoghi d’origine per rivedere genitori anziani e parenti. Si creavano così dei veri e propri fiumi di traffico (fenomeno giornalisticamente denominato “esodo”) in particolare da nord a sud. Lungo questa direttrice si osservavano centinaia di migliaia di fiat 500, 600, 850 simboli del benessere raggiunto dagli operai i quali dal meridione avevano fornito forza lavoro alle fabbriche del nord che ormai ricevevano commesse da tutta la Penisola per forniture di elettrodomestici, apparecchi musicali, ciclomotori, automobili, articoli sportivi, ecc. Era appunto il boom economico che avrebbe trasformato l’Italia, in particolare il Meridione, da paese agricolo e arretrato in un paese industrializzato e consumistico.
Tra i timorosi invece annoveriamo gli anziani, soprattutto quelli delle grandi città, che avrebbero avuto problemi per la spesa ed i farmaci. Infatti a chiudere erano anche i negozi del quartiere, il forno e la farmacia. Era il mese, quello di agosto, in cui si avvertiva ancora di più la solitudine della senescenza laddove, appunto nelle grandi città, non esisteva più la struttura patriarcale che vedeva vecchi, figli maturi e nipotini vivere tutti assieme nella stessa casa. Nel giro di pochi anni il problema divenne così pressante che i sindaci raccomandavano chiusure organizzate in modo da assicurare un approvvigionamento di cibo all’interno del quartiere.
Insomma, nel mese di agosto, l’Italia non turistica si bloccava!
Il Contro-esodo
Il 29 e 30 agosto il flusso si invertiva per le riaperture del 1° settembre . C’era così la “risalita” da sud a nord con finestrini rigorosamente aperti, se non si voleva soffocare in auto ovviamente sprovviste di climatizzatore, con il vento che ti rintronava insieme al rumore e allo smog di auto rigorosamente “Euro 0”. Si salutava con tristezza i parenti dandosi appunto magari per il Natale e ci si immergeva di nuovo nel lavoro per un altro anno intero aspettando il successivo 1° agosto.
Un segno tangibile del nostro progressivo impoverimento economico La morte del 1° agosto nei termini appena descritti, è segno del nostro impoverimento economico. Secondo un sondaggio SWG quest’anno almeno 8,4 milioni di italiani resteranno a casa perlopiù a causa di ragioni economiche derivate dall’aumento del costo della vita non supportato dall’aumento dei salari. A ciò noi aggiungiamo che per i fortunati vacanzieri i tempi di permanenza in villeggiatura si sono notevolmente ridotti. Le vacanze di un mese, e finanche quelle di quindici giorni, appartengono al passato. Oggi la maggior parte di esse si consuma nel giro di dieci giorni o, addirittura, in un week-end lungo, con ricadute negative sui bilanci delle strutture ricettive e ristorative.
Un segno tangibile di un peggioramento della qualità di vita
La morte del 1° agosto è anche un segno del peggioramento della nostra qualità di vita. Ormai, sul modello statunitense, il lavoro assorbe praticamente tutto il nostro tempo, lasciando spazio a malapena al nutrimento e al sonno. Ci riferiamo in particolare ai lavoratori autonomi e alle giovani partite iva che vengono sfruttate con stipendi da fame per 12 ore di lavoro al giorno!
Quando ti multavano se lavoravi troppo!
Prima che il modello statunitense si affermasse in Italia, attraverso una completa deregulation dell’orario di lavoro e dei giorni di chiusura, negli anni Settanta e Ottanta i negozi che prolungavano l’orario di lavoro oltre quello dichiarato venivano multati. Ancor più se si era aperti di domenica o nel giorno di chiusura infrasettimanale. Insomma il riposo era riconosciuto come un diritto/dovere garantito/obbligato dallo Stato non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per il proprietario del negozio. Altri tempi! Altra concezione di vita!!
… E oggi?
Come abbiamo visto sono milioni gli italiani che non si possono permettere di andare in vacanza e, chi può, ha dovuto notevolmente ridurre i giorni di relax. Le fabbriche non chiudono più, se non per delocalizzare, i TIR continuano a percorrere migliaia di chilometri sulle autostrade europee, anche i magazzini di approvvigionamento beni-non alimentari restano aperti. Insomma si lavora sempre di più per guadagnare sempre meno. E questo lo chiamano progresso.
A questo proposito vogliamo concludere con due frasi enunciate da personaggi autorevoli e certamente non comunisti:
“Chi non ha per sé 2/3 della sua giornata è uno schiavo.” (Friedrich Nietzsche)
“ Se il tuo stipendio basta solo per mangiare e dormire, non è lavoro; ai vecchi tempi si chiamava schiavitù.” (George Orwell)
Laura Del Casale