sabato, Dicembre 13

1945: l’anno che divise il mondo e segnò il declino dell’Europa. Quattordicesima ed ultima puntata: 10 dicembre, Il primo governo De Gasperi e la nascita dell’Italia democratica 

Condividi

 

Il Primo governo di Alcide De Gasperi rappresenta una tappa decisiva nella storia italiana. Costituito il 10 dicembre 1945 e rimasto in carica fino al 13 luglio 1946, fu l’ultimo governo del Regno d’Italia e il primo a guidare il Paese verso la transizione istituzionale che portò alla nascita della Repubblica.

La difficile situazione italiana

Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia era un Paese devastato: città distrutte, economia in ginocchio, divisioni politiche profonde. Dopo la liberazione dal nazifascismo, la guida politica era passata a governi di unità nazionale, sostenuti dai principali partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), l’organizzazione che era nata all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 per coordinare la resistenza anti-nazifascista in Italia e successivamente impegnata nella formazione di governi di unità nazionale al fine di traghettare il Paese dalla monarchia alla repubblica e dunque alla democrazia.  

Il primo governo De Gasperi 

Dopo i due governi presieduti da Pietro Badoglio, il primo dei quali in sostituzione di Benito Mussolini dopo la sfiducia a lui votata il 25 luglio 1943, ed i successivi presieduti da Ivanoe Bonomi e Ferruccio Parri, il 10 dicembre 1945 si insedia il primo governo presieduto dal democristiano Alcide De Gasperi. Anche il suo fu un governo di unità nazionale composto dalla Democrazia Cristiana; Partito Comunista Italiano; Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria; Partito Liberale Italiano; Partito d’Azione e Democrazia del Lavoro. De Gasperi si trovò ad affrontare seri problemi: dalla ricostruzione materiale ed economica (ripristino delle infrastrutture distrutte; riorganizzazione dell’industria e dell’agricoltura; contenimento dell’inflazione e della disoccupazione) alla questione istituzionale che verteva soprattutto sulla scelta tra Monarchia e Repubblica (il governo fissò infatti la data per il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946 con l’elezione contestuale della Costituente, incaricata di redigere la nuova Carta costituzionale) fino alla politica estera dove già aleggiava lo spettro dell’imminente Guerra fredda. 

Il primo di una lunga serie

De Gasperi si distinse come figura di equilibrio e mediazione. La sua capacità di dialogo con tutte le forze politiche e con gli alleati si rivelò fondamentale per traghettare l’Italia fuori dall’emergenza e verso un nuovo assetto democratico. La sua autorevolezza crebbe proprio in questa fase, ponendo le basi per i successivi otto governi da lui guidati. Fu infatti Presidente del Consiglio ininterrottamente dal dicembre 1945 all’agosto del 1953. 

Il Primo governo De Gasperi si concluse dopo il referendum del 2 giugno 1946, che sancì la vittoria della Repubblica. Il nuovo quadro istituzionale rese necessario un nuovo esecutivo, il secondo governo De Gasperi che giurò il 13 luglio 1946 davanti al capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola. Pur nella sua breve durata, il primo governo a guida democristiana rappresentò un momento chiave della storia italiana: fu il punto di saldatura tra la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica, tra la devastazione della guerra e l’avvio della ricostruzione. In poco più di sei mesi gettò le basi del nuovo Stato democratico, avviando un percorso che avrebbe profondamente segnato il futuro politico e istituzionale dell’Italia.

1945 – 2025: Sull’Europa torna ad aleggiare lo spettro di una nuova guerra mondiale 

Con questo articolo si conclude il nostro percorso sull’anno 1945, quello che appunto cambiò il mondo e divise l’Europa dopo aver seppellito circa 60 milioni di morti. Concludiamo mentre nel Vecchio Continente tornano a spirare venti di guerra a causa, secondo molti esperti militari e storici, delle farneticazioni di una classe politica a cui evidentemente non sono bastati due conflitti mondiali. Se infatti oggi l’Europa occupa un ruolo marginale, per non dire ridicolo, nello scacchiere geo-politico globale è soprattutto per il dilaniamento avvenuto durante le due guerre mondiali, l’ultima delle quali ha sancito un asservimento alle due super-potenze uscite vincitrici dal conflitto: USA e URSS. Così anziché ritrovare lo spirito europeista partorito dalle menti di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi proprio durante la fase più buia della Seconda guerra mondiale, i governi nazionali europei tornano a dividersi e a scontrarsi a causa di pericolosissimi rigurgiti nazionalisti alimentati sia da Est che da Ovest secondo l’antico motto imperialista: divide et impera.  

Una riflessione per tutti

Governanti, partiti e cittadini devono dunque riflettere su due questioni fondamentali. La prima: entrambe le guerre mondiali sono scoppiate in Europa e successivamente si sono allargate al resto del mondo. La seconda: il progetto di un’Europa Unita, per quanto sia rimasto lontano dal realizzare gli ideali enunciati nel Manifesto di Ventotene, ha garantito al Vecchio Continente un lunghissimo periodo di pace e di progresso. Infatti mai nella storia europea, dal Neolitico ad oggi, si è registrata un’assenza di conflitti durata 80 anni dimostrando al contempo che solo la pace e la concordia possano portare progresso, benessere e sviluppo. 

Se c’è una guerra da dichiarare e combattere è quella contro la crisi climatica e ambientale, una guerra già in atto che più nessuno vuole vedere. Una guerra che produrrebbe lavoro e migliorerebbe la qualità di vita di tutti noi. Invece l’umanità ha speso e continua a spendere più soldi per uccidersi che per salvarsi: una progenie del genere è senz’altro destinata all’estinzione. 

Laura Del Casale  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.