
In un angolo oscuro e angoscioso della letteratura psicologica e gotica, Shirley Jackson si erge come una delle voci più singolari e inquietanti del Novecento. Con una maestria senza pari, l’autrice ha il raro talento di esplorare le profondità dell’animo umano, portando alla luce le sue contraddizioni più silenziose e le sue paure più nascoste. “La strega” è un’opera che non solo solletica l’immaginazione del lettore, ma lo trascina anche in un viaggio disturbante attraverso l’incertezza, l’alienazione e la paranoia, senza mai offrire certezze consolatorie. Il romanzo si dipana in un ambiente che, pur apparendo inizialmente familiare, è intriso di un’aria sinistra, come se qualcosa di sconosciuto e incombente stesse per rivelarsi in ogni momento. La protagonista, la cui identità si intreccia con la figura della strega, non è una creatura fantastica né un simbolo convenzionale del male, ma una donna che incarna la paura collettiva e la solitudine dell’animo umano.
La strega di Jackson è un’entità complessa, una figura di confine che oscilla tra il reale e l’immaginario, costringendo il lettore a mettere in discussione le sue stesse certezze. Ciò che rende questo romanzo straordinario è la sua capacità di costruire un’atmosfera di crescente ansia, dove ogni parola, ogni gesto e ogni sguardo acquisiscono una tensione sotterranea. Shirley Jackson non si preoccupa di esporre esplicitamente il mistero: è l’implicito, l’indefinito, che genera il vero brivido. Il suo stile narrativo, sobrio ma penetrante, conduce il lettore in un labirinto emotivo dove i confini tra realtà e follia sono sottili e fluttuanti. Le sue descrizioni sono scarne, ma proprio per questo estremamente efficaci: ogni ombra, ogni silenzio, ogni incomprensione diventa un pezzo di un puzzle oscuro che si svela lentamente, con inquietante grazia. In questo romanzo, il concetto di “stregoneria” non è legato soltanto a pratiche occulte o a superstizioni popolari, ma si fa metafora di un’esistenza ai margini, di un’esclusione sociale che affligge il singolo individuo.
L’autrice esplora il tema dell’alienazione, della necessità di appartenenza e della ricerca di identità, ma lo fa attraverso il prisma di una narrativa che si rifiuta di dare risposte facili o risolutive. Ogni pagina di “La strega” è attraversata da una sensazione di ineluttabilità, come se l’intero destino dei suoi protagonisti fosse già segnato dal loro stesso abbandono a quella che può sembrare una realtà parallela, ma che, in fondo, è la più autentica delle verità umane. Non c’è mai un momento di resa in questo romanzo: ogni svolta, ogni rivelazione, è trattata con una finezza che rasenta il surreale.
La forza di Jackson risiede nel suo saper sondare l’oscurità, senza mai scivolare nel macabro gratuito o nel sensazionalismo. Ogni parola, ogni silenzio tra le righe, contribuisce a costruire un’architettura narrativa che si fa sempre più pesante, ma al tempo stesso seducente, misteriosa. È una lettura che non si dimentica facilmente, perché va ben oltre il semplice mistero: è una riflessione sul nostro rapporto con la paura, con l’ignoto e, in ultima analisi, con noi stessi. “La strega” è, dunque, una lettura che va vissuta come un’esperienza sensoriale e psicologica. Se cercate un romanzo che sappia mettere in discussione le vostre percezioni, che non vi offra mai la sicurezza di un finale rassicurante, ma vi lasci con un senso di inquietudine persistente e riflessivo, questa è l’opera che fa per voi. Shirley Jackson, con il suo stile raffinato e la sua capacità di evocare l’incubo nelle forme più sottili, regala ai lettori un viaggio nel cuore oscuro dell’animo umano, che persisterà ben oltre la lettura dell’ultima pagina.
Consiglio di lettura
La strega
Autore: Shirley Jackson
Pagine: 66
Casaeditrice: Adelphi
Allegra Linnea Amicarelli














