
Tolgono gli hawaiani in rafia sintetica e li sostituiscono con nuovi ombrelloni in tessuto ecologico. Inizia l’era “plastic free” per alcuni stabilimenti balneari del litorale di Vasto Marina che, in maniera graduale, hanno deciso di adeguarsi alle nuove disposizioni, anticipando di tre anni la delibera di giunta che concede ai concessionari questo lasso di tempo (in parte già decorso) per mettersi in regola. Zio Fiore, Da Mimì, Mamitas, Lido Sabrina, sono alcune delle strutture che hanno deciso di dare una mano all’ambiente.
“Ho tolto due file di hawaiani in rafia sintetica e li ho sostituiti con 20 ombrelloni in tessuto ecologico”, spiega Luciano Fiore, titolare dello storico stabilimento balneare Zio Fiore di Lungomare Cordella, “ne avrei cambiati molti di più se non ci fosse stato questo clima di grande incertezza legato alla vendita all’asta delle nostre attività. Tra l’altro questo tipo di innovazione, che comporta investimenti di parecchie migliaia di euro, fa parte del progetto di finanza che come Consorzio Lidi vastesi stiamo mettendo a punto”.
Giovedì scorso il sodalizio, presieduto da Domenico Molino, titolare dello storico stabilimento Da Mimì, ha tenuto un’assemblea nel corso della quale è stata illustrata la proposta. Il progetto, che il Consorzio si accinge a presentare in Comune, prevede la riqualificazione del lungomare, la cui ristrutturazione risale all’amministrazione comunale di centrodestra guidata dall’ex sindaco Filippo Pietrocola (2001/2006). Accanto a questo intervento pubblico c’è anche quello privato che attiene al miglioramento ed ammodernamento delle strutture balneari in termini di eco-compatibilità ed inclusività. Si tratta di un investimento che ammonta complessivamente a svariati milioni di euro.
Nel frattempo alcune strutture hanno deciso di iniziare, in maniera graduale, a sostituire gli hawaiani in rafia sintetica, affrontando costi di diverse migliaia di euro, ma ci sono anche stabilimenti – e a Vasto Marina ne sono diversi – che hanno solo ombrelloni in materiale plastico. In questo caso la spesa per sostituirli tutti può aggirarsi anche intorno alle 100/200mila euro.
Di sicuro c’è maggiore consapevolezza tra gli operatori rispetto all’impatto ambientale. Gli hawaiani rilasciano filamenti in plastica che, a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici, non solo contaminano la sabbia, ma finiscono per essere trasportati dalle onde fino a mescolarsi con la vegetazione marina. A rischio non è solo l’ecosistema, ma anche la salute umana, dal momento che questo microplastiche, ingerite da organismi marini come pesci, crostacei e molluschi, entrano nella catena alimentare.
Anna Bontempo (IL CENTRO)
foto archivio