
Non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione del reato. Tira un sospiro di sollievo l’ex direttore del Parco nazionale della Maiella, Oremo Di Nino. L’ uomo era accusato di omicidio colposo per la morte dei coniugi Silvia D’Ercole e Paride Pirocchi di Scerni, entrambi trentaduenni, scivolati nel fiume Orta il 1 maggio 2017. A distanza di otto anni a Scerni nessuno riesce a dimenticare quella tragica fatalità. La coppia si trovava con i figli d 8 e 5 anni . In località Marmitte dei Giganti. Entrambi scivolarono nel fiume.
Di Nino , stando alle accuse non avrebbe apposto una adeguata segnaletica per avvertire gli escursionisti del pericolo. Accusa sempre rigettata dalla difesa rappresentata dall’avvocato Vincenzo Margiotta che nel corso delle udienze ha rimarcato che nei confronti del suo assistito non vi era alcuna responsabilità imputabile. Il tribunale di Pescara ha chiuso la vicenda emettendo la sentenza di non procedere nei confronti di Di Nino. In origine era finito sotto inchiesta anche Simone Angelucci, ex sindaco di Caramanico , ma anche lui è stato scagionato.
I parenti delle vittime rappresentati dagli avvocati Arnaldo Tascione e Giuliano Milia sono stati integralmente risarciti dei danni ed hanno rinunciato alla costituzione di parte civile.
A distanza di anni sono in tanti a chiedersi se quella tragedia potesse essere evitata. In base alle indagini della Procura , non ci sarebbe stata alcuna tragica fatalità, ma delle precise responsabilità che la procura di Pescara aveva individuato appunto a carico dei due imputati. Quel giorno la coppia era con i loro due figli di 8 e 5 anni per una tranquilla gita. Non era la prima volta che la famigliola faceva una escursione . Quel giorno però accadde l’imprevisto.
Silvia scivolò su un sasso ricoperto di melma a causa del maltempo che si era abbattuto sulla zona nei giorni precedenti ,. La donna cadde in un punto dove il corso d’acqua forma una sorta di piccole rapide. Nel tentativo di salvarla, anche il marito morì annegato. Per qualche minuto erano riusciti a mantenersi sospesi alle rocce, ma poi precipitarono giù nelle acque del fiume.
Lanciato l’allarme, sul posto, oltre a Carabinieri e Forestali, arrivarono i vigili del fuoco, con il nucleo Speleo Alpino Fluviale (Saf), il 118 di Pescara e gli uomini del Soccorso Alpino. Per i soccorritori, che operarono con l’ausilio di due elicotteri, considerata la zona impervia (la strada più vicina è a quasi un’ora di cammino dal luogo dell’incidente ) non fu facile recuperare i due corpi, trascinati dalla corrente circa 250 metri più a valle rispetto al punto della caduta.
Secondo l’accusa i due imputati avrebbero “omesso di adottare le misure idonee a garantire la fruizione, in condizioni di sicurezza, dei sentieri e della zona denominata Marmitte dei Giganti, note anche come rapide di Santa Lucia, all’interno del Parco Nazionale della Maiella che prescriveva, tra le azioni da compiere a tutela della incolumità pubblica, la sistemazione dei tratti di sentieri segnalati per migliorare le condizioni funzionali e di sicurezza della rete, la progettazione di specifica segnaletica indicativa e illustrativa.”
Gli imputati, in sostanza, avrebbero dovuto evidenziare, a mezzo di apposita segnaletica, la pericolosità della zona, impedendo l’accesso all’area immediatamente a ridosso delle rapide.
Paola Calvano
(La foto è tratta dal quotidiano on line dell’Abruzzo Il Centro che ringraziamo)