
Il Prosecco, il vino italiano più famoso in assoluto, piace all’estero e, non a caso, è il più bevuto al mondo. Le cifre dell’export continuano a crescere: nel corso dell’ultimo anno, il loro aumento è stato di due cifre, pari all’11%.
Questo dato, già di suo interessante e motivo di grande soddisfazione per i produttori di questo vino, diventa un ulteriore orgoglio nazionale se si guarda ai numeri dell’export dello champagne, calato dell’8% (si ragiona sempre su scala annuale).
La popolarità del Prosecco ha fatto da traino, quando si parla del nostro Paese, a una generale crescita stellare dell’export enologico che, nel corso dell’ultimo decennio, ha superato concorrenti agguerriti come la Francia e la Nuova Zelanda.
Questi dati, resi pubblici la scorsa primavera nello scenario veronese del Vinitaly, l’evento di punta per chi ama bere bene e per chi lavora nel comparto dell’enologia, sono ancora più importanti se si considera che, nel 2023, i numeri dell’import vinicolo a livello mondiale sono stati interessati da una contrazione importante e il 2024 non ha portato il boom risolutivo sperato.
In questa globalità, la case history dell’Italia, il cui export enologico si concentra soprattutto su cinque Paesi, con gli USA in testa, brilla soprattutto grazie a un vino unico al mondo.
Il Prosecco parla a tutti: con la sua bassa gradazione alcolica e le sue note fresche, è in grado di accontentare davvero tutti.
Se poi si ricorda la possibilità di scegliere fra diverse varietà – nella sezione Prosecco di Tannico, e-commerce tra i più amati in Italia e sito che effettua spedizioni in tutto il mondo, ci si può fare un’idea dell’ampio assortimento disponibile – tutto diventa più affascinante per chi ha la passione per gli abbinamenti enogastronomici azzeccati, capaci di rendere indimenticabile qualsiasi occasione di convivialità.
A contribuire al successo commerciale del vino ci hanno pensato indubbiamente anche le politiche di tutela del marchio messe in campo nell’ultimo ventennio, che si sono rivelate fondamentali per consolidare l’immagine di un brand che, come pochi, sa di quell’eccellenza made in Italy che è il risultato della sinergia fra sapienza tradizionale, apertura all’innovazione e consapevolezza di dover rimarcare la propria unicità su scala internazionale.
Nonostante i numeri positivi, per i produttori italiani le sfide non mancano (i dazi USA sono una di queste). Come in tanti casi, affrontarle ha un lato positivo, ossia la riflessione su come migliorare. Diversi esperti hanno sottolineato che, tra gli aspetti sui quali è particolarmente importante lavorare, rientra proprio la diversificazione dei mercati di riferimento per l’export.














