
«A Natale nu pass’ de hall’, a Capedann’ nu pass’ d’ can’» (A Natale un passo di gallo, a Capodanno un passo di cane) , recita così un noto proverbio vastese per indicare che, dopo il solstizio d’inverno (21 dicembre), il Sole rinasce a nuova vita e cominciano ad allungarsi lentamente ma progressivamente le giornate. Parliamo di un Sole Invitto, cioè mai sconfitto dalle tenebre, che rinasce da se stesso; un Sole bambino, certo, che però dal 25 dicembre comincia la sua crescita inarrestabile fino al giorno, meglio sarebbe dire al dì, più lungo dell’anno: il solstizio d’estate.
I cristiani infatti, con le loro feste e ricorrenze, andarono a sovrapporsi a quelle pagane fino a sostituirsi ad esse. A differenza dei rivoluzionari francesi, che nel nuovo calendario scelsero date diverse per le loro ricorrenze e festività (vedi nostro articolo Il Capodanno è sempre stato festeggiato a Gennaio?), i cristiani decisero per la sovrapposizione perché il popolo era già abituato da secoli a non lavorare e dunque a festeggiare in quei determinati giorni. Tra questi vi era appunto il 25 dicembre festa del “Natalis Solis Invicti” (Nascita del Sole invitto), detto anche Sol puer, cioè Sole bambino, da cui è facile far derivare Gesù Bambino. Il giorno della nascita di Gesù fu infatti convenzionalmente fissato al 25 dicembre solo nell’anno 336, vale a dire esattamente tre secoli dopo la morte del Nazareno, da papa Giulio I che nel mese di dicembre istituì tutta una serie di feste cristiane che andarono a sovrapporsi al periodo dei Saturnali romani i quali costituivano una sorta di capodanno agricolo perché a dicembre ripartivano i primi lavori nei campi, non a caso le feste erano dedicate a Saturno, dio dell’agricoltura e della semina.
Ma torniamo al Natale cristiano. Gesù è Luce, secondo alcuni una sorta di suo secondo nome sarebbe stato Lucio cioè colui che rischiara l’umanità dalle tenebre del peccato, allora quale migliore sovrapposizione se non a quella di un’altra nascita rischiarante?
Laura Del Casale














