I settanta dipendenti della Esplodenti Sabino di Casalbordino vivono da tre mesi in una sorta di limbo. Attendono che l’Inps conceda i sei mesi di cassa integrazione per la riconversione ma al momento non c’è nessuna certezza che questo accada. L’unica certezza è che da tre mesi settanta famiglie non ricevono lo stipendio. Ieri mattina i sindacati e il titolare dell’azienda, Gianluca Salvatore, hanno incontrato nel corso di una assemblea i lavoratori ed esaminato con loro la situazione. Le rsu hanno intenzione di chiedere un incontro con il sostituto procuratore Silvia Di Nunzio per ottenere il dissequestro della fabbrica .
L’azienda ha riconfermato la volontà di riconvertire la polveriera e di ristrutturare quindi l’impianto. Dopo gli ultimi tre morti, la fabbrica Esplodenti Sabino, che dal 1973 tratta munizioni e bombe da tutta Europa, cambierà destino. L’ampio sito, 33 ettari, posizionato sulla collinetta di Casalbordino, dovrebbe tornare alle funzioni di un secolo fa: l’inertizzazione dei fuochi d’artificio e i razzi segnalatori, che d’altronde come attività secondaria, già si trattavano. I lavori non possono iniziare tuttavia fino a quando la fabbrica non verrà dissequestrata. Anche gli avvocati della Esplodenti hanno richiesto alla Procura il dissequestro e confidano in una prossima risposta.
Paola Calvano