«Non ci sono buchi assistenziali all’hospice di Lanciano, che non corre alcun rischio per il futuro»: sono chiare le parole del direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, e spengono le preoccupazioni emerse in città circa l’attività svolta dalla struttura, riservata a persone affette da patologie evolutive irreversibili che non rispondono più alle cure ordinarie e necessitano di assistenza finalizzata al controllo del dolore e al supporto psicologico.
«Attualmente sono quattro i medici assegnati alle cure palliative – prosegue il direttore generale – suddivisi tra Lanciano e Torrevecchia Teatina. Dopo il pensionamento del direttore dell’unità operativa, Pier Paolo Carinci, al quale va il mio più sincero ringraziamento per essere stato pioniere qualificatissimo in questo campo e per l’impegno profuso nella nostra Asl, la responsabilità e il coordinamento sono stati affidati a Mirella Di Prinzio, che svolge un lavoro appassionato, unitamente a colleghi profondamente motivati.
Si tratta di medici non collocati in quel ruolo dalla Direzione per colmare un vuoto, ma che hanno scelto quel tipo di attività partecipando a concorsi specifici, e mossi da una forte volontà a dedicarsi a malati che necessitano di un approccio olistico, che va oltre la cura. La nostra Asl, inoltre, ha partecipato a un concorso aggregato per medici di cure palliative espletato dalla Asl di Pescara come capofila: abbiamo già assunto il primo in graduatoria, che prenderà servizio a giugno, e altri cinque sono risultati idonei.
Se si renderà necessario, quindi, procedere ad altre acquisizioni rispetto al numero di pazienti ricoverati in hospice, potremo scorrere le posizioni successive. Per quanto riguarda gli infermieri, invece, non si registrano carenze da colmare né sostituzioni per pensionamenti non portate a termine: la dotazione organica risulta adeguata all’attività svolta.
Non ci sono, pertanto, ombre né minacce su questa area assistenziale così importante e delicata e vale in particolare per l’hospice di Lanciano. Sicuramente ci misuriamo con una carenza di anestesisti che ci pone davanti a scelte drammatiche come, per esempio, ricollocare nell’ambito delle cure palliative i nostri specialisti, con il risultato di sguarnire sale operatorie e rianimazioni.
Scelte che finora abbiamo evitato lavorando per contemperare le necessità assistenziali del territorio con quelle degli ospedali per curare gli acuti, senza lasciare indietro nessuno».