mercoledì, Marzo 12

Lettera Aperta: Quando viene a mancare l’aspetto umano nell’assistenza sanitaria

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L’assistenza sanitaria, un settore che dovrebbe essere il baluardo della cura e del benessere dei cittadini, stà lentamente perdendo uno degli aspetti più essenziali: il suo aspetto umano. 

L’umanità, quella che non si vede nei manuali, che non si insegna nei corsi di formazione, ma che dovrebbe essere la linfa vitale di ogni gesto, di ogni parola, di ogni carezza. Quella che rende il “curare” qualcosa di molto più grande, qualcosa che va al di là della semplice diagnosi e terapia.

Ci troviamo in un sistema che sembra dimenticare che, al di là di ogni protocollo e procedura, dietro ogni paziente c’è una persona. Una persona che non ha bisogno solo di medicinali, ma anche di ascolto, di comprensione, di un sorriso, di quella sensazione che qualcuno si prenda davvero cura di lei. 

E purtroppo, non sono poche le storie di persone che, troppo spesso, vengono ridotte a numeri, a statistiche, a semplici casi clinici. La dimensione umana dell’assistenza sanitaria sembra svanire ogni giorno di più.

Pazienti che si sentono soli, abbandonati, che vedono la propria sofferenza fisica moltiplicarsi con quella psicologica, come se la propria umanità fosse stata annullata dalla frenesia di un mondo che corre troppo veloce.

Eppure, è proprio nel momento più vulnerabile, quando il corpo e la mente sono messi alla prova, che la relazione umana diventa fondamentale. L’assistenza sanitaria non è solo un atto tecnico, ma è una relazione di cura, fatta di ascolto, di rassicurazioni, di parole di conforto. È nel piccolo gesto, nell’attenzione verso il paziente, che si cela la vera guarigione.

Questo è quanto che mi sento di esprimere, per ora, a distanza di una settimana dal decesso di mia madre, entrata in ospedale per una frattura alla spalla e deceduta a distanza di pochi mesi.

Chiedo, quindi, che venga data priorità all’umanizzazione dei trattamenti. Che vengano introdotte misure che permettano ai familiari di supportare il paziente fragile dal punto di vista psicologico. Che vengano creati spazi di ascolto e supporto per pazienti e familiari. Che il sistema sanitario venga ripensato non solo come un’entità organizzativa, ma come una rete di relazioni, di cura, di solidarietà.

Perché, alla fine, la salute non è solo assenza di malattia, ma anche presenza di umanità.

Con la speranza che queste parole possano far riflettere.

Luca Damiano

 

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