venerdì, Giugno 13

La minoranza a Vasto sul Referendum: “Non è un fallimento della democrazia, ma dell’utilizzo politico del denaro pubblico”

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Parlare di sconfitta della democrazia per giustificare un evidente fallimento politico è un esercizio retorico poco credibile. L’astensione altissima registrata in tutta Italia – e a Vasto in particolare, con appena il 30,5% di affluenza – non è un attacco alla democrazia, ma la reazione naturale dei cittadini di fronte a una consultazione mal proposta, sbilanciata e imposta dall’alto.

È quanto dichiarano i consiglieri comunali Prospero, Suriani, Giangiacomo e Monteodorsio, replicando a chi, dalle colonne di testate locali, ha provato a interpretare il risultato referendario come un segnale negativo per la partecipazione civica.

In realtà – spiegano – ciò che ha fallito è stato il tentativo della sinistra vastese di trasformare il Comune in un megafono politico. Per la prima volta, l’Amministrazione si è schierata apertamente per il Sì, approvando in consiglio comunale una mozione che impegnava il Comune a promuovere il referendum. Ma quegli impegni, come il confronto pluralista tra le parti, sono rimasti lettera morta. Sono stati organizzati solo eventi ideologici, utilizzando risorse e strutture pubbliche per sostenere una sola posizione.

Quando si usano i soldi dei cittadini, bisogna essere certi che esista un reale interesse da parte della popolazione. In questo caso è successo il contrario: si è avviata una campagna fortemente politicizzata, sperando che il quorum fosse raggiunto anche da chi non condivideva i contenuti. Una scelta sbagliata, confermata dai numeri: sette vastesi su dieci hanno scelto di non partecipare, e fra chi ha votato, il 38% ha espresso un chiaro No.

In tutta Italia sono stati spesi circa 88 milioni di euro, soldi dei cittadini, per una consultazione che non ha raggiunto il quorum e che ha visto la stragrande maggioranza degli italiani restare a casa. Il tutto per portare avanti un’iniziativa viziata fin dall’inizio dalla consapevolezza che non ci sarebbe stata partecipazione. Non si può promuovere un referendum e poi sperare che il quorum venga raggiunto da chi è contrario: è l’ennesima follia ideologica di una sinistra autoreferenziale e scollegata dalla realtà.

Anche a Vasto, si è speso tempo e denaro pubblico per iniziative parziali e di parte, che non hanno prodotto alcun risultato se non quello di allontanare ulteriormente i cittadini dalle istituzioni.

Chi ha promosso il referendum dovrebbe farsi carico del risultato e della gestione unilaterale della campagna, senza nascondersi dietro parole altisonanti. La democrazia si difende con il rispetto dei cittadini, con il pluralismo e con l’uso responsabile delle risorse pubbliche, non con la propaganda a spese della collettività.

Francesco Prospero, Guido Giangiacomo, Vincenzo Suriani, Antonio Monteodorisio

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