mercoledì, Ottobre 8

Cinghiali a Punta Aderci, no dei cacciatori alle reti di cattura

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Chiede la revisione dell’ordinanza sindacale e la sospensione immediata dell’utilizzo di reti di cattura e dell’abbattimento di animali selvatici all’interno della riserva naturale di Punta Aderci. E’ durissimo l’intervento dell’Arci-caccia di Chieti sul provvedimento firmato dal sindaco Francesco Menna il 2 ottobre scorso, con il quale si autorizza la cattura dei cinghiali con i “Pig brig”, cioè con l’utilizzo di recinti mobili che si possono montare e smontare con estrema facilità e che consentono di intrappolare più esemplari che verranno poi uccisi sul posto dai selecontrollori. 

“L’utilizzo delle reti  è una pratica crudele e indiscriminata che può causare gravi lesioni e stress agli animali”, sostiene Angelo Pessolano, presidente dell’Arci caccia provinciale, “gli animali catturati sono soggetti a un grave malessere e stress a causa dell’impossibilità di uscire dalla trappola, e l’abbattimento successivo non fa altro che aggiungere ulteriore sofferenza. L’utilizzo delle reti  costituisce una violazione del benessere animale”, incalza Pessolano, “perché non sono state esplorate alternative più umane ed efficaci per la gestione della popolazione degli ungulati  all’interno della riserva?. C’è anche un problema di sicurezza per gli animali e le persone che frequentano l’area protetta. È fondamentale che le autorità competenti prendano in considerazione queste preoccupazioni e adottino misure per garantire il benessere degli animali selvatici e la protezione dell’ambiente. Punta Aderci è una riserva famosa per la sua biodiversità, con oltre 400 specie vegetali e 60 specie di uccelli, tra cui il cormorano, l’airone cenerino e il gabbiano reale. Tra i mammiferi presenti ci sono la volpe, il riccio e il tasso, mentre nelle acque antistanti è possibile avvistare delfini e tartarughe marine”.

Da qui la richiesta di rivedere l’ordinanza sindacale e di sospendere immediatamente l’utilizzo delle reti di cattura. 

“Vanno adottati metodi alternativi più umani ed efficaci”, aggiunge il presidente dell’Arci-caccia di Chieti, “chiediamo garanzie per il benessere animale e la prevenzione della sofferenza inutile. La legge italiana prevede che l’abbattimento cruento di animali sia punito dall’art. 544-bis del codice penale, salvo eccezioni per necessità o macellazione a fini alimentari e rituali. Le normative europee e nazionali impongono lo stordimento prima dell’abbattimento, fatta eccezione per i riti religiosi”.

Pessolano mette in discussione anche la validità del piano di gestione. “Considerando che sono stati effettuati abbattimenti a fine primavera e inizio estate, è lecito chiedersi se il documento basato su censimenti del 2022/23 sia ancora valido. Potrebbe essere opportuno richiedere un ulteriore parere all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) prima di procedere a nuove azioni di abbattimento”.

Anna Bontempo (Il Centro)

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