
Riparte la caccia al cinghiale nella riserva naturale di Punta Aderci, ma la cattura degli ungulati avviene con i “Pig brig”, cioè con l’utilizzo di recinti mobili che si possono montare e smontare con estrema facilità e che consentono di intrappolare più esemplari che vengono poi uccisi sul posto dai selecontrollori. Le operazioni di cattura sono iniziate nelle scorse settimane, in sordina, in ottemperanza a quanto stabilito dalla ordinanza firmata dal sindaco Francesco Menna il 2 ottobre scorso. Non si conosce, al momento, il numero degli esemplari abbattuti.
“Faremo un bilancio alla fine delle attività”, si limita a dire l’assessore all’ambiente Gabriele Barisano. Insomma, nonostante la contrarietà di associazioni ambientaliste, mondo accademico e cacciatori, l’amministrazione è andata avanti, in virtù di una convenzione sottoscritta con l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise in data 28 aprile 2025 e che contempla l’utilizzo dei recinti Pig brig, già sperimentati a San Salvo nel giardino mediterraneo.
A Punta Aderci le reti vengono posizionate nell’azienda agricola di Michele Bosco. L’ordinanza sindacale interdice l’accesso nelle aree individuate nel periodo ottobre-dicembre. Le modalità di abbattimento selettivo vengono effettuate sotto la responsabilità della polizia provinciale di Chieti “che curerà anche il destino dei capi abbattuti e l’avvio delle attività di monitoraggio sanitario secondo la normativa vigente in materia”. Nella ordinanza non si fa alcun riferimento al numero di cinghiali da abbattere, ma si fa cenno al famoso piano triennale 2024-2026 redatto dal biologo Fabio De Marinis, anche se nel frattempo sono state avviate nuove attività di monitoraggio di cui non si conoscono gli esiti.
Anna Bontempo (Il Centro)














