Il prossimo 25 giugno, dopo la requisitoria del pm e le arringhe dei difensori, è attesa la sentenza per l’agente di custodia Antonio Caiazza, al quale viene contestato l’omicidio colposo e la violazione dell’Articolo 40 del Codice Penale e di norme in materia di prevenzione di suicidi oltreché di sorveglianza dei detenuti nella sezione in cui si trovava Trotta.
Sarà una lunga udienza e la sentenza è prevista nel tardo pomeriggio. Caiazza è difeso dagli avvocati Arnaldo Tascione e Marisa Berarducci, mentre il fratello e i genitori di Trotta sono assistiti dall’avvocato Ernesto Torino Rodriguez.
Stiamo parlando del suicidio in carcere del noto psichiatra pescarese Sabatino Trotta avvenuto il 7 aprile del 2021, nel giorno del suo arresto nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pescara su presunte tangenti legate a una Cooperativa di Lanciano per una serie di appalti con la Asl.
Due giorni fa, al cospetto del giudice monocratico, Stefania Izzi, sono stati ascoltati l’infermiera che il giorno dell’arresto dello psichiatra aveva somministrato al medico le terapie richieste e il dottor Francescopaolo Saraceni, responsabile e coordinatore dello staff medico della medicina penitenziaria del carcere di Torre Sinello.
Entrambi hanno dichiarato che Trotta quel giorno appariva sereno. Nulla fece presagire che avesse deciso di suicidarsi.
Non ne sono convinti i due consulenti medici parti civili Adriano Tagliabracci e Vittorio Fineschi, ascoltati nell’udienza precedente. Per loro è mancato qualcosa. Entrambi hanno posto in evidenza l’assoluta assenza di controllo del detenuto durante la permanenza all’interno della cella. Nella loro perizia hanno specificato che lo psichiatra pescarese ha impiegato 20 minuti per morire a seguito dell’impiccamento.
“Se si fosse intervenuti in quel lasso temporale “ hanno detto ” non è escluso che il detenuto avrebbe potuto essere salvato”. L’escussione dei testimoni è finita. La discussione, prima fissata al 23 aprile 2025 è stata spostata al 25 giugno alle ore 15.
Paola Calvano