domenica, Giugno 15

L’Uroboro della storia, dalla guerra di Crimea alla Guerra Fredda (seconda parte)

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Nella prima parte della nostra trattazione ci siamo limitati ad una riflessione di carattere filosofico, astratto e quasi asettico. Ora, invece, vorremmo entrare nella storia “carnale”, vissuta e sofferta sulla propria pelle da milioni di uomini nel corso del tempo e da qui riflettere sugli spettri di una Terza guerra mondiale che sempre più numerosi svolazzano sopra le nostre teste. 

Per motivi di spazio e per non annoiare il lettore parleremo, a proposito di ciclicità della storia, proprio del rapporto quasi schizofrenico che l’Europa e l’Occidente hanno intrattenuto con la Russia. 

Dobbiamo subito dire che negli ultimi 200 anni i russi non hanno mai invaso l’Europa occidentale se non in risposta ad un’aggressione subìta. E’ stato così quando nel 1814 arrivarono a Parigi, ma dopo che Napoleone era arrivato a Mosca e poi nel 1945 quando giunsero a Berlino dopo che Hitler aveva invaso l’Unione Sovietica e cinto d’assedio Mosca (66 giorni), Stalingrado (200 giorni) e Leningrado, quest’ultimo è stato l’assedio più lungo della Storia (872 giorni, vale a dire 27 mesi!!). 

Di contro i Paesi dell’Europa occidentale hanno invaso la Russia diverse volte: la Francia e la Gran Bretagna due volte, persino gli Stati Uniti una volta, per non parlare della Germania. Finanche l’Italia l’ha invasa. 

Gli schizofrenici rapporti tra Occidente e Russia 

Partiamo dalla Crimea. Correva l’anno 1855 e Cavour, per portare il problema della divisione geo-politica dell’Italia all’attenzione delle due superpotenze di allora (Francia e Gran Bretagna) in modo da ricevere un sostegno al disegno di riunificare la nostra penisola, si vide costretto a inviare 18.000 soldati in appoggio ai francesi e britannici che si schierarono al fianco della Turchia temendo un’espansione russa sul mediterraneo. La guerra si concluse con la sconfitta dei Russi, salvo poi allearcisi costituendo la Triplice Intesa nel 1907, a cui si aggiungerà l’Italia nel 1915 dopo essere uscita dalla Triplice Alleanza, fino a combattere insieme durante la Prima guerra mondiale. 

A seguito della Rivoluzione bolscevica del 1917, la Russia comunista fu di nuovo vista come una minaccia a tal punto che Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti inviarono propri contingenti da affiancare all’Armata Bianca. Anche l’Italia fece la sua parte inviando circa 2.500 uomini. Come si sa, fu l’Armata Rossa ad avere la meglio. 

Durante la Seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica, con l’Operazione Barbarossa, si vide invadere da Hitler nonostante il Patto di non aggressione firmato due anni prima. Alle truppe tedesche si accodarono quelle dell’Armir (Armata Italiana in Russia). Durante tutto il conflitto gli USA blandirono l’Unione Sovietica, fino a chiamare affettuosamente Stalin “Zio Joe” e a dedicare agli eroi sovietici della resistenza anti-nazista persino alcuni film come The North Star del 1943. 

A guerra terminata si contano purtroppo i morti. A riguardo non esistono cifre univoche, c’è chi parla di 55 milioni di vittime, chi di 65 o addirittura 80 milioni. Noi ci serviamo dei numeri così come desunti da http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgm7.htm i cui dati sono stati ripresi da Memoria per la storia e per la pace – Mai più guerra, a cura di Tullio Ferrari, Vol. III, Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Sez. di Modena, 1986, pag. 106. 

Anche in base a questa fonte L’Unione Sovietica è stata la nazione che ha versato più sangue di tutti: 21.600.000 morti (di cui 8 milioni di civili) su circa 55 milioni totali, vale a dire il 39,27% di tutte le vittime! Per avere un’idea del prezzo pagato dai Russi, diciamo che i Tedeschi contarono 7.050.000 morti (10,84%), i Francesi 610.000 (0,94%), i Britannici 430.000 (0,66%), gli Italiani 415.000 (0,63%) mentre gli Stati Uniti contarono “appena” 220.000 morti (0,33%) e non ebbero nessuna vittima tra i civili, non essendo stata combattuta alcuna guerra sul loro territorio, fatta eccezione la base navale di Pearl Harbor. 

La cortina di ferro e la “Dottrina Truman”. 

Erano trascorsi appena sei mesi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ed ecco che il 5 marzo 1946 Winston Churchill usò la metafora della “cortina di ferro” nel celeberrimo discorso che tenne nel Missouri (USA): “ Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell’Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia”. 

Appena un anno dopo (12 marzo 1947) il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman espose la sua famosa “Dottrina” con la quale si prendeva definitivamente atto che il mondo, e l’Europa in particolare, si era diviso in due blocchi contrapposti, Est ed Ovest, e che occorreva agire su tutto il pianeta affinché il comunismo fosse estirpato ovunque cominciasse a germogliare. Insomma tornava nuovamente la fobia della minaccia russa, cominciava la Guerra fredda e quella “calda per procura” in Corea, Vietnam e Cambogia. 

Laura Del Casale 

 

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