martedì, Luglio 8

Dazi e conflitti bellici, dalla guerra di Troia al Blocco continentale di Napoleone

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Domani, 9 luglio, sarebbe scaduta la moratoria di 90 giorni fissata da Trump lo scorso aprile per arrivare a degli accordi commerciali col mondo intero. E’ notizia dell’altro giorno che il Tycoon ha fissato un’ultima proroga al 31 luglio. Al netto della imprevedibilità del presidente degli USA, crediamo che questi dazi non vadano sottovalutati perché, come vedremo, sin dal mondo antico sono stati causa di nuove guerre. Ma procediamo con ordine.

Perché si fanno le guerre? 

Le guerre, nella preistoria, sono sempre nate per l’accaparramento di cibo finalizzato alla sopravvivenza o per la conquista della femmina al fine di garantirsi una propria discendenza. Con l’evoluzione cerebrale della specie homo, si è affermata la “Volontà di potenza”, per dirla con Nietzsche, che nell’uomo è al massimo grado. Cioé la messa in atto di azioni finalizzate a sottomettere gli altri per affermare la propria volontà. Le teorie del filosofo tedesco sono state poi piegate alle esigenze dell’imperialismo prima e dei regimi totalitari dopo. Ecco dunque che la volontà di potenza è stata alla base dell’espansionismo territoriale derivato soprattutto da motivazioni economiche e dunque finalizzate a garantirsi la sopravvivenza o, in termini attuali, il benessere esistenziale. Infatti la conservazione del benessere altro non è che difendere la propria sopravvivenza ma ad un livello molto più alto, visto che oggi riteniamo necessari alla nostra “sopravvivenza” il riscaldamento, il condizionatore, le automobili, il cellulare, i viaggi turistici, in due parole: materie prime ed energia. Ed infatti le guerre si fanno, direttamente o indirettamente, per  motivazioni economiche.  

Aggressività umana e razionalità

Possiamo dunque dire che la guerra è la conseguenza dell’innata aggressività nell’essere umano. Mussolini, movendo da Hegel, sosteneva che “la guerra sta all’uomo come la maternità alla donna”. 

Se quindi l’aggressività finalizzata alla sopravvivenza propria e della propria famiglia è parte della natura umana, questa, come sosteneva Spinoza, non può essere soffocata, né esorcizzata ma semplicemente incanalata, sublimata nella dialettica politica, con la  consapevolezza che al fallimento del dialogo politico segue sempre la guerra. La politica dunque ha il compito di comprendere le ragioni che sono a fondamento del malessere di un popolo o di uno Stato e cercare di porvi rimedio, essa è quindi suprema arte della comprensione dell’altro e non la sua sottomissione perché, come diceva papa Francesco, “Non c’è pace senza giustizia”.    

 I dazi forieri di guerre. La storia insegna! 

Facciamo una breve panoramica sul nesso di causalità tra  dazi e guerre nel corso della Storia.  

Lo stretto dell’Ellesponto e la guerra di Troia (XII sec. a.C. circa) 

La famosa guerra che vide contrapporsi Achei e Troiani, di cui Omero narra nell’Iliade, non fu causata, storicamente, dal rapimento di Elena da parte di Paride, quanto da una questione di dazi. Gli Achei, cioè la popolazione che abitava la Grecia dal XIV al XI secolo a.C., commercializzavano con le città che si affacciavano sul Mar Nero. I Troiani, la cui città sorgeva e controllava lo stretto dei Dardanelli (Ellesponto), via via  esigevano per il passaggio dazi, o meglio tariffe, sempre più esose. La conseguenza fu  la guerra. 

Il Decreto di Megara e le guerre del Peloponneso (V sec. a.C.) 

L’imperialismo ateniese, che si nutriva dei commerci sul Mediterraneo da cui traeva ricchezza economica e potenza militare, vide in Pericle il maggior sostenitore. Egli fece emanare il “Decreto di Megara” (432 a.C.) con cui si vietava alle navi megaresi di accedere ai porti della Lega Delio-Attica, vale a dire il divieto di commercializzare con tutte le città alleate di Atene. Fu un vero e proprio embargo finalizzato a danneggiare l’economia di Megara che, però, era alleata di Sparta. Questo provvedimento fu interpretato dagli spartani come una provocazione. La conseguenza fu la Prima guerra del Peloponneso! 

Il Navigation Act e la guerra anglo-olandese (XVII sec.) 

Passando all’Età moderna, il nostro obiettivo si posa sull’Inghilterra di Oliver Cromwell. Nel 1651, il Lord Protettore emanò il Navigation Act (Legge sulla  Navigazione) con cui si permetteva di attraccare nei porti britannici solo alle navi inglesi o dei paesi produttori delle merci commercializzate. Era un modo per infliggere un duro colpo all’economia olandese, grande potenza navale e commerciale dell’epoca. Ciò però creò malcontento anche nelle colonie perché fu  loro vietato di scambiare merci con altri Paesi che non fossero la Madrepatria con la conseguenza di vedersi aumentare il costo delle merci importate. La conseguenza immediata fu la prima delle quattro guerre anglo-olandesi (dal 1652 al 1784) e, alla lunga, la ribellione dei coloni americani che culminò nella Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776) e nella guerra che portò alla nascita degli Stati Uniti d’America. 

Il “decreto di Berlino” ed il Blocco continentale (XIX sec.) 

Per indebolire l’Inghilterra, storico nemico della Francia, il 21 novembre 1806 Napoleone emanò il “Decreto di Berlino” col quale istituiva Il cosiddetto Blocco continentale, cioè  il divieto per tutte le navi provenienti dal Regno Unito, o dalle sue colonie, di attraccare nei porti appartenenti all’Impero francese. Questo embargo funzionò molto poco, sia perché la Francia non riusciva a garantire gli approvvigionamenti di materie prime ubicate esclusivamente all’interno dei possedimenti britannici, sia perché il Blocco era finalizzato a tutelare più l’economia d’Oltralpe che quella dei Paesi sottomessi da Napoleone. Le conseguenze furono le guerre contro Spagna e Portogallo (che di fatto si erano sottratte al provvedimento) e poi quella per lui fatale contro la Russia. 

Dunque il folle riarmo in atto insieme alle conflittualità commerciali, con le loro conseguenze sul piano sociale ed economico per miliardi di persone, potrebbero costituire una terribile miscela per l’esplosione di un nuovo conflitto mondiale. 

Laura Del Casale

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