mercoledì, Dicembre 17

Processo Toma, sono stati ascoltati i testi di accusa

Condividi

Premi di risultato liquidati alle figure apicali senza che, a monte, fossero stati stabiliti criteri “chiari e misurabili”. E’ quanto hanno ribadito ieri nell’aula del Tribunale i testi dell’accusa nella prima udienza del  processo a carico di Vincenzo Toma, dirigente comunale (oggi con contratto di collaborazione gratuita) rinviato a giudizio per il reato di peculato.

Stando alle contestazioni  Toma, difeso dall’avvocato Francesco La Cava del foro di Isernia, avrebbe disposto, in favore di se stesso, il pagamento della somma di 30.873 euro come premio di risultato per gli obiettivi conseguiti nell’annualità 2020. Ieri il collegio,  presieduto da Italo Radoccia (Pm Silvia Di Nunzio), ha escusso i testi dell’accusa. Il primo ad essere ascoltato è stato Cristian Poeta, maresciallo della guardia di finanza. Poi è stata la volta di Biagio Giordano, ispettore del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze), autore di un dossier di 83 pagine in cui sono condensati i risultati di una ispezione compiuta in Comune nel 2023  ed  infine Aldo D’Ambrosio, ex segretario generale di Vasto. 

Per Giordano i premi di risultato sono stati liquidati “in assenza di indicatori e di obiettivi, sulla scorta di criteri estemporanei e senza i visti di regolarità amministrativa e contabile”. In pratica, sempre secondo l’ispettore del Mef, i dirigenti avrebbero percepito gli emolumenti non per aver contribuito a migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa, ma per “l’ordinaria amministrazione”. Teste-chiave D’Ambrosio, rimasto in Comune a Vasto appena un anno e poi tornato a San Salvo dove dirige la segreteria comunale. Il funzionario ha ricordato di aver disposto con una lettera  la sospensione della liquidazione dei premi di risultato a  Toma “perché mancavano i presupposti, cioè i criteri stabiliti dalla giunta che consistono in obiettivi misurabili”.

Nel corso della prossima udienza, rinviata al 17 febbraio, verranno escussi i testi della difesa. Nel frattempo non si placa la polemica sulla mancata costituzione di parte civile del comune che risulta parte lesa nel procedimento. E’ stato il sindaco Francesco Menna a chiarire in aula, durante il consiglio comunale di lunedì, le ragioni che hanno indotto l’amministrazione a non costituirsi parte civile: civiltà giuridica e assoluta contrarietà allo sciacallaggio, presunzione di innocenza e dovere di azionare il rimborso solo in seguito a condanna penale.

Secondo i consiglieri di Fratelli d’Italia Francesco Prospero, Guido Giangiacomo e Vincenzo Suriani – che hanno presentato una mozione respinta dalla maggioranza – il  sindaco ha fatto “un intervento del tutto fuori tema, spaziando su argomenti del tutto irrilevanti, riuscendo a parlare di tutto salvo che della vicenda”. 

Anna Bontempo (IL CENTRO)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.